Pubblicato il: 24/05/2023 alle 12:21
Venerdì 26 maggio 2023, alle ore 18:00, sarà presentato il romanzo di Beppe Burgio "L'uomo che visse due vite parallele" (Carlo Saladino Editore, Palermo 2022), presso la sala delle conferenze della Sicilbanca di Caltanissetta, in via Francesco Crispi n. 25. Interverranno l’assessora alla Cultura del Comune di Caltanissetta Marcella Natale, il presidente di Sicilbanca Giuseppe Di Forti, Maria Luisa Sedita curatrice dell’evento, Leandro Janni relatore, Valentina Botta lettrice di brani del romanzo, Carlo Marchese musicista. Saranno presenti l’autore e l’editore.
Beppe Burgio, conosciuto come pittore, è nato a Caltanissetta, nel 1941, momento storico spartiacque tra il primo e il secondo Novecento. A sessant’anni ha deciso di esprimersi sostituendo il pennello con la biro e i colori con le parole: desiderava far parlare i suoi personaggi e far sì che i suoi paesaggi solari e ricchi di colore diventassero fondali di racconti. Romanzi, narrazioni a volte veri, spesso verosimili, fortemente intrisi di quella “madeleine” proustiana che già si intravedeva nelle sue opere pittoriche. Storie generate dunque dal continuo scavare nei ricordi, nel tempo che fu. “Una vita lunga diciotto metri”, “Che bel paese sarebbe questo se … un sogno fatto in Sicilia” e “L’altra faccia della luna” sono i suoi precedenti romanzi.
Un’acuta nostalgia e insieme la consapevole, dolente condizione del vivere contemporaneo connotano il nuovo romanzo di Beppe Burgio, “L'uomo che visse due vite parallele”. Milano, anno 2020. Un amore vero, carnale, quotidiano del protagonista Arturo Daddi, professore universitario e scrittore, per la compagna Monica e un amore irreale, immaginario, platonico per Aurora Belviso de Luna, apparsa, incontrata a Villaermosa del Salso (Caltanissetta), nell’anno 1929. Una vita reale da troppo tempo vissuta come un automa, quella di Arturo, in una grigia metropoli contemporanea. Una vita alienante, spersonalizzante, cinica. Senza odori, sapori, colori. Priva di umanità. A Villaermosa, invece, Arturo vive un’esperienza irreale ma intensa, significativa. Decisiva. Un sogno vissuto in un paese del Sud, dove tutto è memoria, e la memoria è in tutto; dove una straordinaria tranquillità, un paesaggio familiare, ospitale e rassicurante, e una luce vitale e calda e, soprattutto, gli occhi e la voce di Aurora seducono inesorabilmente il protagonista del romanzo.
«Come ebbe a scrivere Calderón de la Barca, “La vita è sogno”, e io continuavo a vivere sognando, rinchiuso nel mio studio che si andava trasformando in quel “nuovo vecchio mondo” in cui c’era quel “tutto” di cui avevo bisogno, trasfigurandomi sempre di più nell’altro me stesso» – afferma l’autore, a un certo punto del racconto. E dunque, riuscirà Arturo, vivendo due vite parallele, tra affanni e dubbi del quotidiano e immaginifiche rappresentazioni di un anelato “altrove”, a ritrovare se stesso e il senso pieno dell’esistenza? Riuscirà a vivere l’autenticità, la forza e la bellezza di un nuovo Umanesimo? Di certo, oggi come sempre, «Il sonno della ragione genera mostri».