(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Nuove accuse per tre imputati già alla sbarra, a vario titolo, per omicidio e caporalato. Le ha mosse la procura contestando loro altri due capi d’imputazione che vanno ad aggiungersi a quelli già al centro del dibattimento in corso dinanzi l’Assise. Più in dettaglio interessano il ventitreenne Muhammad Sharjeel Awan inteso “Shery” e il quarantenne Arshad Muhammad e il trentenne Muhammad Shoaib (assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Rosario Di Proietto, Giuseppe Dacquì e Salvatore Baglio) tutti pakistani, ai quali adesso i pm Chiara Benfante e Stefano Strino hanno contestato anche un episodio di rapina aggravata e, in più, per il solo Muhammad Sharjeel Awan anche sequestro di persona a scopo di estorsione.
I tre sono tra i dieci alla sbarra per il delitto del trentaduenne pakistano Adnad Siddique ucciso la notte del 3 giugno di tre anni fa in un agguato scattato in casa sua, perché si sarebbe fatto portavoce del malcontento di suoi connazionali che sarebbero stati sfrutta dalla cosiddetta mafia dei campi. I dieci imputati accusati, a vario titolo, di omicidio, caporalato, associazione a delinquere finalizzata agli omicidi, sequestro di persona a scopo di estorsione, estorsioni, rapine, porto d’armi, lesioni personali e violazione di domicilio.
Per quanto riguarda le nuove imputazioni ipotizzate dalla procura, la rapina si sarebbe consumata a Sommatino nel marzo di tre anni fa. In particolare, i tre per i quali adesso si è aggiunta la nuova imputazione, avrebbero fatto irruzione in casa di un connazionale e lo avrebbero preso a pugni al volto, fino a costringerlo a consegnare i soldi che aveva con sé. Il nuovo capo contestato al solo Awan “Shery”, il sequestro di persona a scopo di estorsione, risale la 31 maggio, sempre di tre anni addietro. Lui avrebbe fatto del commando di quattro pakistani che si sarebbe presentato in casa di un loro connazionale. Sotto la minaccia di un coltello lo avrebbero costretto a seguirli in casa di una giovane canicattinese, pure lei sotto processo. Una volta lì lo avrebbero picchiato alla testa e alla schiena obbligandolo a chiamare il fratello, in Pakistan, perché pagasse un riscatto di 3 mila euro per la sua liberazione.
Con i tre, inoltre, sono sotto processo, Bilal Ahmed, Shujaat Ali, Nawaz Muhammad, Ali Imran, Giada Giarratana, Muhammad Mehdi e Sehzad Khuram – assistiti dagli avvocati, Massimiliano Bellini, Giovanni Di Giovanni, Diego Giarratana, Gaetano Giunta, Evira Samuela Gravagna e Riccardo Contardi – con presunti ruoli e coinvolgimenti differenti. Nei loro confronti, i familiari della vittima, il Comune, vittime di caporalato, la Cgil, l’associazione Proxima, «I Girasoli» di Milena e Mo.Vi. (assistiti dagli avvocati Monia Giambarresi, Maria Ricotta, Adriana Vella, Jennifer Guarino, Graziano Baglio, Marco Lomonaco, Giuseppe Orlando, Stefania Giambra, Sara Sammartino e Lia Minacapelli ) sono parti civili.