Il gip di Milano Angela Minerva ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per Alessandro Impagnatiello, accusato di aver ucciso Giulia Tramontano, la sua fidanzata al settimo mese di gravidanza, accoltellata più volte sabato sera scorso nel loro appartamento di Senago, nel Milanese. Il 30enne, reo confesso, ha inoltre tentato per due volte di bruciare il corpo della compagna che ha poi nascosto tra le sterpaglie vicino ai box di una palazzina non molto distante da casa
Risponde di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso. Il gip ha escluso le aggravanti della premeditazione e della crudeltà sottolineando che "l'azione omicidiaria non risulta, allo stato, caratterizzata da particolare pervicacia, tenuto conto del tipo di arma utilizzata e del numero e dell'entità dei colpi inferti". Riguardo alla premeditazione per il gip, che cita la giurisprudenza, da quando è sorto il proposito di uccidere al momento in cui Impagnatiello ha accoltellato Giulia non è trascorso un arco di tempo sufficiente per riconoscere l'aggravante.
Impagnatiello ha spiegato di "aver agito senza un reale motivo perché stressato dalla situazione che si era venuta a creare, menzionando tra l'altro, quale fonte di stress, non solo la gestione delle due ragazze ma anche il fatto che altri ne fossero venuti a conoscenza". Lo si legge nel provvedimento con cui il gip Angela Minerva ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per il 30enne.
L'interrogatorio di convalida
L'interrogatorio di Impagnatiello è durato meno di un'ora, giusto il tempo di confermare quanto ha confessato, aggiungendo particolari dell'omicidio. Il difensore ha negato che il suo assistito sabato sera, quando ha ucciso Giulia, fosse sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Non è bastato che tra quelle due donne, "maltrattate psicologicamente" da lui allo stesso modo e fino a qualche giorno fa ignare di essere legate allo stesso uomo, si fosse creata una "solidarietà", una "unione", tanto che l'una aveva offerto riparo all'altra.
Alessandro Impagnatiello "voleva liberarsi a tutti i costi", secondo i pm, di Giulia Tramontano e lo ha fatto "accanendosi" anche sul corpo, tentando di bruciarlo due volte. E si è presentato pure a casa dell'altra, che per fortuna non ha aperto la porta. "Sono stato io, l'ho accoltellata due o tre volte", ha confessato il 30enne, professione barman in un albergo di lusso a Milano, già padre di un bimbo da un'altra relazione, e capace per mesi di mentire a Giulia, 29 anni, con la quale conviveva nella loro casa di Senago, nel Milanese, ma anche all'altra donna, ex collega con cui si frequentava da poco più di un anno.
E' stato lui domenica, fingendosi preoccupato, a denunciare la scomparsa di Giulia Tramontano, con un lavoro nel settore immobiliare e i genitori che vivono nel Napoletano, arrivati subito a Senago per cercare la figlia, assieme a fratello e sorella. L'ultima immagine di una telecamera di sorveglianza l'aveva ripresa sabato verso le 19 mentre rientrava a casa. Lui è "crollato", davanti ai carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Rho e all'aggiunto Letizia Mannella e al pm Alessia Menegazzo, quando gli investigatori gli hanno contestato anche le tracce di sangue trovate sulle scale del condominio fuori dall'appartamento. Oltre a quelle rinvenute in casa, nella sua auto, alle incongruenze della sua versione, alle immagini recuperate, al contenuto di telefoni e dispositivi sequestrati. Portato in caserma ha fatto ritrovare il corpo: l'aveva buttato in un'intercapedine, un buco dietro dei box in un'area non lontana dall'abitazione e aveva cercato di coprirlo con delle cose appoggiate sopra, come del cellophane.
L'incontro tra le due donne e la solidarietà
Come ricostruito nelle indagini, anche grazie alla testimonianza dell'altra donna, una giovane inglese, verso le 17 di sabato lei e Giulia si erano incontrate per la prima volta in un bar. Da settimane entrambe avevano sospetti su una vita parallela di Impagnatiello. La 23enne inglese, sentita dai pm ai quali ha manifestato "rabbia" contro i comportamenti di lui, ha raccontato che, quando nel pomeriggio di sabato c'è stato quell'incontro chiarificatore, c'è stata una forma di "solidarietà", perché si sono confrontate sui "maltrattamenti", "bugie" comprese, che il 30enne avrebbe messo in atto con entrambe. Tanto che la 23enne disse a Giulia: "Se hai problemi quando torni a casa, vieni a stare da me". Lei tornò a Senago e venne uccisa. Stando alla confessione e non solo, il compagno l'ha colpita con un coltello da cucina, tra le 19 e le 20.30. Coltello che, secondo la sua versione da verificare in molti aspetti, in un primo tempo avrebbe avuto in mano lei per gesti autolesionisti, essendo sotto choc per ciò che aveva scoperto. Per due volte lui avrebbe tentato di bruciare il corpo. Prima usando dell'alcol nella vasca da bagno, poi con della benzina dentro un box.
Il falso messaggio su whatsapp
Col cadavere di lei non ancora nascosto, però, sarebbe uscito e verso le 2 di notte si sarebbe presentato sotto casa dell'altra donna cercando di entrare, ma lei "spaventata" non ha aperto. La 23enne quella sera mandò un messaggio a Giulia, si preoccupò perché lei non rispose e ad un certo punto sul suo telefono comparve un whatsapp "ti ho mentito, lasciami in pace" che arrivava dal telefono di Tramontano, ma che avrebbe scritto il 30enne, perché lei era già morta. Lui che aveva pure mandato un messaggio sempre da quel telefono a un'amica di Giulia.
Cercate su Internet informazioni su come disfarsi del corpo
Un femminicidio, l'ennesimo, "risolto in 72 ore", hanno detto gli investigatori, malgrado i "tentativi di depistaggio". E anche aggravato dalla premeditazione: cinque minuti prima che Tramontano entrasse in casa, lui aveva cercato su Internet "come disfarsi di un cadavere in una vasca da bagno" e "come ripulire macchie di bruciato". Ha detto di aver fatto "tutto da solo" quando ha portato via il corpo, ma si indaga su possibili complici che possano averlo aiutato in qualche fase.