(di Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Lui, fratello di un boss ergastolano, è pronto a chiedere che lo Stato lo risarcisca per la carcerazione subita ingiustamente per armi. Sì perché dopo avere trascorso un anno o poco più tra carcere e domiciliari – in casa la quasi totalità – è stato assolto. E adesso, a sua volta, ha reclamato giustizia. È il cinquantacinquenne di Mazzarino, Rocco Selvaggio – assistito dall’avvocato Ernesto Brivido – fratello del cinquantunenne boss ergastolano, Giuseppe Selvaggio, condannato al carcere a vita per la strage di San Basilio.
E, tra le pieghe di quelle indagini, nel febbraio di due anni fa è scattata una perquisizione dei carabinieri. In quell''ispezione è saltata fuori un’arma clandestina. Un fucile semi automatico «Fn Herstal Browning», calibro 12, con matricola abrasa e con canne e calcio segati. Sull’onda di questo ritrovamento in un suo casolare di campagna, in contrada Favara, a Mazzarino, il 6 febbraio del 2021 Rocco Selvaggio è stato arrestato dai carabinieri per detenzione e ricettazione di arma clandestina.
Da quel momento ha trascorso un paio di giorni in carcere e , poi, su istanza del suo difensore, è andato agli arresti domiciliari. Misura a cui è rimasto sottoposto per un anno. Nel frattempo è stato processato con il rito abbreviato e il 26 aprile dello scorso anno il gip, come peraltro chiesto dalla stessa accusa, lo ha assolto per «non avere commesso il fatto». Sì, perché nel frattempo il fratello, dal carcere, aveva inviato una lettera agli inquirenti spiegando che quell’arma clandestina era sua, che l’aveva nascosta prima di essere arrestato perché ritenuto tra i mandanti della strage di Vittoria e che il fratello non aveva nulla a che vedere con quella storia.
Ma curiosamente, la stessa procura di Gela che durante il processo di primo grado ha chiesto un verdetto di non colpevolezza, poi quello stesso pronunciamento lo ha impugnato ritrascinando selvaggio in giudizio. La corte d’Appello di Caltanissetta presieduta da Maria Carmela Giannazzo (consiglieri Gabriella Natale e Alessandra Giunta) nel secondo processo che ne è derivato, a fronte di una richiesta di condanna a 2 anni e 2 mesi e 2mila euro di multa avanzata dalla procura generale, ha poi confermato l’assoluzione ritenendo, peraltro, che l’appello della procura andava respinto per una «mera e diversa valutazione del materiale probatorio già acquisito in primo grado e ritenuto inidoneo a giustificare una pronuncia di colpevolezza».
Sentenza, quella d’appello emessa nei confronti di Rocco Selvaggio, che non è stata più impugnata e che adesso è divenuta definitiva. Da qui la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione che adesso l’avvocato Ernesto Brivido è pronto a depositare chiedendo che lo Stato indennizzi il suo assistito per la carcerazione ingiustamente subita.