Pubblicato il: 06/09/2023 alle 08:16
(di Andrea Vvaldi, La Repubblica) Comincia tutto all’interno di un’azienda di Lucca. Nel periodo di carnevale un gruppo di dipendenti organizza una festa. Alcuni arrivano negli uffici travestiti in maschera. Tra di loro una donna si presenta con un camice da infermiera. Nasce un momento di party e risate, alcune colleghe le scattano delle foto in cui lei ha un atteggiamento che può sembrare osé. La festa si conclude. Tutto sembra confinato lì. Ma poco tempo dopo quelle immagini vengono divulgate tra altri dipendenti. E giungono presto anche all’ufficio delle risorse umane e ai capi dell’azienda. Per la dipendente è la fine della carriera: questi ultimi decidono di licenziarla. L’accusano di aver avuto un comportamento non consono all’ambiente di lavoro. E così la donna, che era anche sindacalista, perde il posto. I fatti, risalgono ad alcuni anni fa e innescano più processi. Sull’ultimo, quello civile, è arrivata adesso la sentenza del tribunale di Lucca che ha condannato le colleghe a un risarcimento per aver scattato, trattenuto e diffuso le foto violando la privacy della donna. Arrecandole così «un danno all’immagine» e anche «psicologico» spiega la sentenza.
Una divulgazione considerata illegittima, che ha provocato conseguenze nella vita privata e lavorativa della donna, che è stata difesa dall’avvocato Romano Zipolini del foro di Lucca. Il giudice ha disposto che, assieme al saldo delle spese di lite e processuali, le due colleghe paghino un risarcimento di 6 mila euro. Una cifra abbastanza contenuta, in cui si è tenuto conto delle lesioni morali ai danni della donna ma al tempo stesso del fatto che le immagini non siano state mandate al di fuori del contesto lavorativo.
È l’ultimo atto di una storia che si è a lungo protratta nelle aule di giustizia. Oltre alla causa civile in questi anni si sono susseguite infatti una causa penale (con le accuse a carico delle colleghe però archiviate dal giudice delle indagini preliminari) e anche una del lavoro. In precedenza la donna aveva fatto ricorso infatti contro la decisione dei suoi capi. E al termine del processo il giudice aveva finito per considerare illegittimo quel licenziamento, riconoscendole un’indennità di risarcimento di circa 25 mesi di stipendio. Dopo i fatti però, viste anche le difficoltà di poter continuare ad avere un rapporto con i colleghi di lavoro, la donna aveva intrapreso un’altra strada.
Secondo quanto emerso durante i processi, una delle colleghe accusate avrebbe personalmente scattato le foto in occasione della festa e poi le avrebbe mantenute nel suo cellulare, senza il consenso della donna che avrebbe esplicitamente chiesto di cancellarle. L’altra collega invece le avrebbe fatte avere ai superiori dell’azienda. Innescando così tutto il procedimento disciplinare e il licenziamento.