Pubblicato il: 15/09/2023 alle 17:27
Depositata la consulenza tecnica dai medici legali incaricati dalla procura di Caltanissetta di eseguire l'autopsia sul corpo di Antonella Geraldi, la 53enne nissena deceduta all'ospedale Sant'Elia nel corso di un intervento chirurgico il 6 gennaio scorso. Per i consulenti della Procura non ci sarebbero stati errori da parte dei medici. Antonella Geraldi era stata ricoverata per forti dolori addominali e, stando alla denuncia presentata dai familiari, era stata operata in ritardo visto che l’intervento fu rinviato di diverse ore rispetto a quanto inizialmente riferito. Dolori addominali determinati, stando alla cartella clinica della donna, da un “volvolo ileale su briglia aderenziale con necrosi ileali” che aveva causato un’occlusione intestinale.
In pratica erano state riscontrate delle aderenze, dovute con tutta probabilità al precedente intervento di chirurgia per la riduzione dell’adipe con mini-by pass gastrico cui la paziente si era sottoposta qualche mese prima. Nel corso dell’intervento però la donna aveva cominciato ad avere complicanze respiratorie ed emorragia polmonare. Cosa che ne ha determinato la morte, nonostante il tentativo di rianimarla da parte dell’anestesista presente in sala. Il decesso, secondo gli esperti incaricati dalla Procura sarebbe avvenuto per “insufficienza cardiocircolatoria acuta con focolai di edema polmonare emorragico, conseguente a polmonite da aspirazione, in corso di intervento chirurgico per addome acuto da occlusione intestinale in soggetto sottoposto a precedente mini by-pass gastrico”.
Nella consulenza tecnica si fa presente che se è vero che l’intervento chirurgico fu eseguito con un lasso di tempo di 52 ore, e non di 48 dall’esordio dei sintomi, così come previsto da letteratura scientifica, “nella realtà dei fatti, il ritardo di 4 ore poca influenza si ritiene possa aver avuto sul quadro clinico”. I consulenti della procura fanno inoltre presente che le complicanze allo stato occlusivo, sino a quel momento trattato con approccio terapeutico, si palesarono diverse ore dopo il ricovero e che quindi, tenuto conto di ciò, erano stati rispettati ampiamente i limiti.
“Si ritiene pertanto – si legge nella consulenza tecnica – di non individuare elementi di censura nell’operato dei sanitari che ebbero in cura la paziente … avendo gli stessi adottato un adeguato approccio terapeutico, sia medico che chirurgico, instaurando prima un periodo di vigile attesa e poi, all’insorgere delle variazioni del quadro clinico, laboratoristico e strumentale, predisposto e attutato la procedura chirurgica”. In sostanza secondo i medici legali “il decesso della paziente può essere inquadrato nell’ambito delle complicanze prevedibili in soggetti precedentemente sottoposti a intervento di mini by pass gastrico”. Adesso il pm, sulla base delle indagini e delle risultanze dell'autopsia, deciderà se chiedere l'archiviazione o avanzare richiesta di rinvio a giudizio.