(di Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) È stata la Cassazione a inchiodare un pedofilo che adescava ragazzini sui social. Cristallizzando l’affermazione di responsabilità già piovuta sul suo capo nei primi due processi. Ora la sua colpevolezza viene confermata come la condanna a 9 anni e 2 mesi per violenza sessuale, pornografia minorile e adescamento di minorenni, divenuta definitiva per il cinquantasettenne G. F., conosciuto in paese, a Sommatino, con l’improprio nomignolo «il farmacista», perché in realtà ne era solo dipendente. Ora è rinchiuso in carcere e vi rimarrà per scontare la pena.
È stata la terza sezione penale della Cassazione a chiudergli adesso le porte in faccia confermando, di fatto, la sentenza di condanna emessa dalla corte d’Appello. Quella con cui, nel novembre dello scorso anno, oltre alla pena a nove anni e più di reclusione – esattamente com’era accaduto nel dicembre del 2021 al termine del processo con rito abbreviato dal gup – all’imputato (assistito dall’avvocato Walter Tesauro) è stato pure imposto il pagamento di provvisionali tra i 5 ed i 10 mila euro per ciascuna delle parti civili costituite ed a risarcirle secondo l’entità che il giudice stabilirà poi in un procedimento dedicato. E sono quattro i ragazzi, tre dei quali all’epoca dei fatti minorenni (assistiti dagli avvocati Giacomo Butera, Massimiliano Bellini e Angelo Tornabene) che si sono costituiti anche attraverso i genitori. In più è stato interdetto da qualsiasi incarico nelle scuole o in strutture frequentate da ragazzini. E al termine della pena dovrà pure osservare una misura di sicurezza che, per tre anni, gl’imporrà il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati da minorenni.
È nel maggio di tre anni fa che è stato arrestato dalla polizia. A conclusione di un’indagine scattata nell’agosto del 2019 sull’onda di una denuncia per violenza sessuale presentata dalla madre di un sedicenne, peraltro con qualche deficit psichico. Da quelle indagini sarebbe poi emerso che il sospettato avrebbe agganciato i ragazzini attraverso Messenger, Whatsapp o app simili e, pian piano, ne avrebbe guadagnato la fiducia. Fino a spingersi, poi, ad avances esplicite tra messaggi e scambi di foto osè. L’ultimo passaggio sarebbe stato l’incontro, in casa sua o in macchina, per abbandonarsi, con quei minorenni, a rapporti sessuali. O anche attraverso videochiamate.