Pubblicato il: 14/10/2023 alle 09:55
(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Dovrà risarcirla per avere tentato d’investirla con l’auto mentre la donna, in strada, faceva da scudo ad alcuni cani. Sì, perché secondo l’originaria tesi accusatoria, l’imputato prima avrebbe tentato di travolgere tre randagi, poi una passante che s’era posta a protezione degli stessi animali. Adesso, in appello, la Corte, alla luce della tenuità del fatto e perché l’imputato non aveva avuto mai grane con la giustizia prima di questo episodio, ha confermato per il settantacinquenne Giovanni Frenda (assistito dall’avvocato Michele Micalizzi) la condanna al pagamento dei danni alla parte civile, annullando sì la precedente pena detentiva per lesioni personali aggravate e minacce, ma fermo restando il riconoscimento di responsabilità a suo carico e resta l’iscrizione al casellario giudiziario.
In sostanza una sorta di perdono giudiziale per il settantacinquenne che, però, dovrà indennizzare la parte civile, Sabrina G. (assistita dall’avvocato Giuseppe Panepinto) secondo l’entità che era stata già stabilita nel primo grado del giudizio, ossia ottocento euro. A questo vanno ad aggiungersi le spese legali per un importo di poco superiore al risarcimento. Nel precedente processo, a fronte di una richiesta di pena a un anno avanzata dal pm per tentata uccisione di animali, minacce e violenza privata e lesioni personali aggravate, è stato condannato a un mese e venti giorni, con il beneficio della sospensione, per lesioni personali aggravate e minacce. Lui stesso ha poi impugnato quel verdetto.
La burrascosa vicenda risale al 6 novembre del 2018 quando l’uomo, al volante di una Fiat Panda, avrebbe puntato contro tre cani che vagavano per strada. La donna s’è frapposta a loro protezione, rischiando a sua volta di essere investita dall’utilitaria. E non accidentalmente, ma volontariamente, secondo l’accusa. S’è lanciata per terra per evitare di essere travolta. Ma nella caduta è rimasta ferita. Non è finita qui. Già, perché l’anziano le si sarebbe fatto incontro minacciosamente ripetendole più volte «Si nun tinni vai iccà, ti sputu in facci», mimando il gesto di lanciarle contro un sasso stretto tra le mani. In seguito avrebbe anche avanzato una proposta di transazione chiedendo il rito della denuncia. Ma avrebbe incassato un secco «no».