Non voleva che uscisse la sera e che facesse quella vita ‘troppo occidentale’. In alcune occasioni, a seguito delle discussioni, era arrivato a percuoterla e a lanciarle addosso il telefonino poiché, a suo dire, stava troppo al telefono. E’ stato condannato ieri, nel processo con rito abbreviato ad un anno e quattro mesi un marocchino 50enne che vive a Serramazzoni accusato di maltrattamenti nei confronti della figlia che, all’epoca dei fatti, nel 2021 aveva 20 anni. Era stata proprio la giovane a denunciare il genitore dopo l’ennesima violenta lite.
Il padre padrone, in sostanza, non voleva che la figlia vivesse all’occidentale, uscendo quindi spesso, la sera, con gli amici e parlasse ad alta voce al telefono in casa mentre lui riposava. L’uomo, infatti, faceva i turni di notte e il pomeriggio, sentendola parlare al telefono, in più occasioni glielo aveva strappato dalle mani colpendola e lanciandoglielo contro. Inizialmente l’uomo era accusato anche di lesioni: accusa caduta a seguito del ritiro della querela da parte della figlia. Nel tempo, infatti, i rapporti tra padre e figlia si sono sistemati: la giovane è tornata a vivere dal padre che, nel frattempo, ha seguito un corso per uomini maltrattanti, portando a termine il percorso.