Pubblicato il: 20/11/2023 alle 19:11
A rendere figura strategica l’ex leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante sono stati settori politici, economici e istituzionali. E’ quanto si legge nelle motivazioni, depositate questa mattina, del processo d’appello con cui Montante, nel luglio del 2022, è stato condannato a 8 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. In primo grado aveva avuto 14 anni. Secondo l’accusa Montante avrebbe compiuto attività di dossieraggio per colpire gli avversari e avrebbe condizionato la politica regionale.
Insieme a lui erano stati condannati, nel processo che si è svolto con rito abbreviato, accusati a vario titolo di corruzione, rivelazione di notizie coperte dal segreto d’ufficio e favoreggiamento, il capo della security di Confindustria Diego Di Simone (5 anni) e il sostituto commissario Marco De Angelis (3 anni e 3 mesi). Assolti invece il colonnello Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta, che in primo grado aveva avuto 3 anni, e Andrea Grassi, dirigente della prima divisione dello Sco che aveva avuto un anno e 4 mesi.
“In contesti per nulla occulti o riservati erano note non solo la sua capacità di influenza nelle più alte sfere degli ambienti istituzionali ed economici, non tanto del territorio, ma della Regione e del Paese. Ed era nota anche la sua complessa rete informativa”. Scrivono i giudici della Corte d’Appello in riferimento ad Antonello Montante, nella sentenza del processo d’appello con cui l’ex leader di Sicindustria ed ex vicepresidente nazionale e delegato per la legalità di Confindustria, è stato condannato a 8 anni.
“Dietro la coltre fumosa della locuzione "sistema" – si legge nella sentenza – tanto spesso utilizzata anche in questo giudizio, nonostante sia più appropriata alla sintesi giornalistica che non all'analisi dei fatti tipici propria della giurisdizione, si perdono i percorsi che conducono ai più qualificati appoggi dei settori politici, istituzionali ed economici che hanno reso Montante una figura strategica con un ruolo di fatto e informale non classificabile nelle ordinarie e più trasparenti categorie della politica, dell'economia e delle istituzioni. Un ruolo che egli avrebbe potuto assicurarsi solo se in sede locale fosse stato in grado di far leva su un suo personale potere di influenza, di condizionamento o di ricatto nelle dinamiche del territorio, ma che, proiettato in sede nazionale (e non solo), non poteva che trovare origine nella corrispondenza strategica tra il suo operato ed altri interessi e obiettivi".
"Egli poteva mostrare – scrivono i giudici – la solida legittimazione a livello locale, vantando il consenso delle autorità e delle rappresentanze sul territorio, e a livello locale poteva guadagnare il consenso delle autorità e delle rappresentanze sul territorio, vantando l'appoggio dei vertici politici e istituzionali a livello nazionale. Egli, peraltro, nel suo interrogatorio, cercando di ridimensionare le sue indubbie abilita politico-relazionali, ha sostenuto di essere stato indotto ad assumere il ruolo che gli veniva riconosciuto dalle autorità".