Pubblicato il: 27/11/2023 alle 10:22
Se decidesse di confessare l'omicidio, aiutando le indagini, Turetta potrebbe alleggerire la sua posizione processuale. Le dichiarazioni rese alla polizia tedesca il giorno dell'arresto ("Ho ucciso la mia fidanzata), infatti, sono inutilizzabili in quanto pronunciate senza l'assistenza di un avvocato. E proprio la difesa potrebbe puntare su una perizia psichiatrica per arrivare ad accertare eventuali vizi di mente. È possibile, però, che il giovane scelga di avvalersi della facoltà di non rispondere per poter leggere meglio insieme al suo avvocato l'ordinanza di custodia cautelare e il contenuto del fascicolo d'indagine e poi farsi interrogare dal pm Andrea Petroni nelle prossime settimane.
Il procuratore di Venezia Bruno Cherchi e il pm Andrea Petroni sono al lavoro per valutare se contestare a Turetta anche l'aggravante della premeditazione. I coltelli e il cambio di vestiti portati con sé, i sacchi di plastica neri trovati sopra il corpo di Giulia, il presunto sopralluogo effettuato alcune ore prima dell'omicidio nella zona industriale di Fossò (dove è avvenuta la seconda parte dell'aggressione alla ragazza), le ricerche via web su come sopravvivere in montagna effettuate giorni prima, e l'acquisto online di un nastro adesivo compatibile con lo scotch ritrovato a Fossò, sono tutti indizi che avvalorerebbero questa ipotesi.
Inoltre, se dall'autopsia sul cadavere, in programma il primo dicembre, emergesse che l'ex fidanzato avrebbe infierito su Giulia nell'ucciderla, a Turetta potrebbe essere contestata l'aggravante della crudeltà. Dall'esame bisognerà anche capire se per la morte di Giulia fu fatale quella spinta sul marciapiede che le fece sbattere la testa, mentre cercava di scappare a Fossò alle ore 23:40 dell'11 novembre.
Turetta, apparso sempre dimesso, di poche parole, ha incontrato un frate cappellano del carcere. Il 22enne è stato collocato nel reparto di infermeria di Montorio per effettuare le visite psicologiche e psichiatriche dell'equipe medica. Si trova in una cella insieme a un altro detenuto, anche lui in carcere per un reato simile al suo. Nei prossimi giorni sarà trasferito nella sezione "protetti", quella per i detenuti per reati a "forte riprovazione sociale" che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati.