Pubblicato il: 08/12/2023 alle 08:10
Ha tutte le caratteristiche dell’esecuzione l’omicidio del sessantanovenne Francesco Simone, titolare di una rivendita di autovetture a Favara. Sarebbero stati diversi – non ancora quantificati con precisione – i colpi di pistola esplosi contro l’uomo, che si trovava sul suo appezzamento di terreno in contrada Poggio Muto, nella zona della Crocca a Favara. L’ispezione cadaverica effettuata dal medico legale Alberto Alongi, non sarebbe riuscita a quantificare i colpi andati a segno e quelli che invece hanno raggiunto la vittima di striscio. Spetterà all’autopsia – che dovrà essere preceduta da una Tac – stabilirlo. Alcuni colpi lo avrebbero solo ferito, ma quello letale è stato esploso alla testa.
L’esame, oltre ai rilievi effettuati dai carabinieri del reparto Investigazioni Scientifica, servirà anche per stabilire la distanza e la traiettoria dei colpi esplosi dall’assassino. L’esame autoptico, già disposto dalla Procura di Agrigento, si terrà entro il fine settimana. Sul luogo dell’agguato si è recato, oltre al pm di turno Maria Barbara Cifalinò, anche il procuratore Giovanni Di Leo e il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri: il colonnello Nicola De Tullio. La vittima si trovava in campagna, in una contrada dove ci sono molte residenze abitate in estate e deserte in questo periodo dell’anno. Ed era in un campo, fra ulivi e mandorli. Verosimilmente, alle spalle della sua residenza estiva, si stava occupando, forse anche raccogliendo i frutti, delle proprie coltivazioni. I carabinieri stanno sentendo le testimonianze di familiari e conoscenti.
Ancora tutta da chiarire la dinamica della vicenda, soprattutto chi ha lanciato l’allarme alle forze dell’ordine, trattandosi appunto di una zona di campagna. Simone si trovava tra i suoi alberi di olivo e mandorlo, forse perché stava procedendo alla raccolta dei frutti. Chiunque lo abbia ucciso lo ha raggiunto sapendo di trovarlo sul posto, e tutto si sarebbe consumato in pochissimo tempo. Le indagini proseguono a tutto tondo. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire il suo profilo. Per lui vecchie condanne per droga e reati contro il patrimonio, ma non per usura come inizialmente trapelato. Da anni si occupava di una concessionaria di auto usate a Favara che gestiva insieme al figlio. ANSA