“La mia unica richiesta è quella di sentire in dibattimento i cinque poliziotti Andrea Grassi e Gabriella Tomaselli, Armando Infantino, Nicolò Giuseppe Manzella e Giuseppe Lo Presti. In particolare gli ultimi tre rappresentano la vera novità in ordine a quello che è successo a proposito della borsa del dottore Paolo Borsellino”. Così il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla procura generale, all’udienza del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio che si sta celebrando in appello a Caltanissetta. Oggi le parti hanno discusso le questioni preliminari come l’acquisizione di nuove prove.
Alla richiesta si sono opposti l’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso, e dei figli di Adele Borsellino sorella del magistrato, e gli avvocati della difesa Giuseppe Panepinto e Giuseppe Seminara, difensori dei tre imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Questi ultimi, ex componenti del gruppo investigativo Falcone-Borsellino, sono accusati di aver imbeccato falsi pentiti come Vincenzo Scarantino per costruire una falsa verità sulla strage.
La Corte d’Appello di Caltanissetta presieduta da Giovanbattista Tona, nel corso dell'udienza di oggi pomeriggio, dopo essersi ritirata in camera di consiglio, ha disposto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale e l'esame dei collaboratori di giustizia Vito Galatolo e Francesco Onorato e del testimone Gioacchino Genchi "in considerazione delle osservazioni svolte dalla procura della Repubblica nell’atto d’appello a proposito dell’erronea valutazione data dal tribunale di primo grado sulle dichiarazioni dei due pentiti". Sulle altre richieste della procura, delle parti civili e della difesa degli imputati la corte si è riservata. La prossima udienza è fissata per il 9 gennaio alle 15.30 al Palazzo di Giustizia.