(di Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Mano pesante della procura per un volontario della Croce rossa accusato di avere allungato le mani su una ragazzina. E, piovendo sul bagnato, durante una perquisizione in casa eseguita dai carabinieri gli sarebbe stato scovato pure materiale pedopornografico. È di 13 anni e 6 mesi la pena chiesta dall’accusa a carico di un quarantenne, F.S. (assistito dagli avvocati Raffaele e Riccardo Palermo) finito alla sbarra per rispondere di violenza sessuale, divulgazione e detenzione di materiale pedopornografico. L’imputato è tirato in ballo perché accusato, durante un campo scout a Caltanissetta, di avere palpeggiato una tredicenne. E le indagini sono poi partite dalla denuncia presentata dai genitori.
Gli stessi familiari della giovane che avrebbe subito violenza (assistiti dall’avvocato Simone Lupo) sono parti civili così come (rappresentata dall’avvocato Giuseppe Passanisi) la stessa Croce Rossa. Queste le richieste di condanna che il pm Chiara Benfante ha girato al tribunale presieduto da Francesco D’Arrigo (a latere i giudici Giuseppina Chianetta e Lorena Santacroce). E anche le part civili si sono rifatte alle conclusione dell’accusa chiedendo, inoltre, anche un risarcimento dei danni. L’ombra del sospetto è calata sul presunto pedofilo nel momento in cui la ragazzina, tornata da un campo scout, avrebbe raccontato tutto ai genitori. Sì, perché secondo la versione della ragazzina, l’allora volontario della Cri, in un campo scout in città, in un momento di relax avrebbe palpeggiato l’adolescente nelle parti intime.
E, una volta tornata a casa, ha raccontato tutto ai genitori. E padre e madre hanno subito presentato una querela nei confronti del presunto molestatore. Le indagini dei carabinieri hanno fatto il resto appesantendo ancor più la sua già compromessa posizione. Già, perché durante la perquisizione in casa sarebbe stato pure trovato nel suo pc pure parecchio materiale pedopornografico. Una tegola in più sul suo capo. Anche se, secondo l’esperto nominato dalla procura, il materiale sarebbe stato scaricato da qualche altro pc ma non girato ad altri in rete. E nel giugno di quattro anni fa per il sospetto molestatore sessuale è scattata la misura cautelare in carcere. I militari lo hanno rinchiuso in una cella del «Malaspina». Nel successivo interrogatorio di garanzia ha preferito tacere.