Pubblicato il: 04/01/2024 alle 16:38
Si conclude così la mia esperienza venticinquennale da dipendente del sistema sanitario nazionale, 25 anni intensi, belli, faticosi ma ricchi di soddisfazioni, incontri, crescita, condivisione. Ho incontrato persone straordinarie nel mio cammino attraverso i servizi psichiatrici di Gela, Corleone, Cefalù, Termini Imerese, Palermo, Trapani, Canicattì e Caltanissetta, e con tanti ho intrapreso legami autentici e durevoli che persistono immutati malgrado la ridotta intensità della frequentazione. Ho conosciuto medici, psicologi, pedagogisti, sociologi, assistenti sociali, infermieri, Oss generosi, competenti, disponibili, sensibili ed empatici.
Ho incontrato pazienti rispettosi e riconoscenti, desiderosi di cambiare ed evolvere, e ciascuno di loro mi ha insegnato qualcosa. Ho incontrato anche alcuni sfortunati, incattiviti da un destino avverso, che non hanno potuto ancora liberarsi da conflitti e contraddizioni interne che ne condizionano l’agire, ma confido da sempre nelle possibilità trasformative dell’animo umano. Ho cercato di imparare qualcosa da ciascuno e di trasmettere, senza toni saccenti o atteggiamenti supponenti quel poco che l’esperienza e gli studi mi hanno consentito di apprendere. Ho diretto due reparti e un modulo dipartimentale cercando di realizzare qualcosa di buono.
Spero di esserci riuscito. Se così è stato, lo si deve al valore e alla generosità dei miei collaboratori più che ai miei meriti. Posso dire, però, di non essermi risparmiato o tirato indietro di fronte alle difficoltà, pensando sempre che se percepivo uno stipendio bisognava ogni giorno fare qualcosa per meritarselo. Quando le condizioni si sono rese poco sostenibili (due soli medici strutturati in un reparto sono un po’ pochini, anche se collaborati da alcuni altri disponibili, a rotazione, a coprire qualche turno) ho deciso, a malincuore, di seguire un’altra strada, augurando ai colleghi che eroicamente si battono ancora per mantenere in vita il servizio pubblico di andare incontro ad un futuro professionale meno drammatico.
Mi sono dimesso dalla Asp ma continuo a provare ad essere utile attraverso il lavoro nei miei due studi professionali, cercando di venire incontro anche a chi ha meno disponibilità. Proseguo l’impegno con l’Universita’, felice di potere accompagnare la crescita dei futuri colleghi che mi trasmettono entusiasmo rinnovato e voglia di continuare ad imparare. Continuo ad impegnarmi col Centro di Ricerche di Gruppo di Caltanissetta, con l’istituto italiano di psicoanalisi di gruppo, con le consulenze, le attività di docenza, le supervisioni, le relazioni congressuali, la progettazione di interventi sociosanitari, le collaborazioni con enti, associazioni e privato sociale. Mi sento un po’ troppo giovane per tirare i remi in barca e continuo a divertirmi parecchio nel fare questo lavoro che ho avuto la fortuna di poter scegliere.
Spero di liberare qualche ora da dedicare agli affetti, alla famiglia, allo svago, alla curiosità, alla cura della salute, a tutte quelle cose ingiustamente tralasciate per fare spazio ad un lavoro a volte soverchiante seppur affascinante. A tutti quelli con cui ho condiviso tempo e impegno lavorativo dico grazie, e lo dico dal profondo del cuore. Spero di aver dato quasi quanto ho ricevuto in questi anni belli e intensi. Arrivederci, ragazzi, e siate clementi con le mie mancanze. Ho fatto del mio meglio, cercando di fare buona musica anche soffiando dentro una vecchia grondaia. Spero di aver lasciare un buon ricordo nei posti in cui ho gioiosamente operato. Delle mie inevitabili mancanze chiedo scusa a tutti. Ho operato sperando che i miei genitori, i miei Maestri, i miei insegnanti, i colleghi che hanno guidato i miei passi potessero pensare che i loro sforzi non sono stati vani. Resto convinto che gli sforzi fatti per rimanere una persona per bene e non doversi un giorno vergognare agli occhi dei propri figli siano sforzi spesi bene.Fabio Di Pietra