Pubblicato il: 13/01/2024 alle 11:49
L’Industria italiana, in senso stretto, contribuisce al Pil nazionale per il 21%, tuttavia in 15 anni, tra il 2007 e il 2022, il valore aggiunto reale dell’attività manifatturiera è sceso dell’8,4% nel nostro Paese, contro una flessione in Francia del 4,4%, mentre in Germania la variazione è stata positiva per il +16,4%. Tra i principali Paesi europei, solo la Spagna, con il -8,9%, ha registrato un risultato peggiore dell’Italia.
A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia sottolineando che dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi, gli ultimi 15 sono stati gli anni più difficili per la gran parte dei Paesi occidentali. Per quanto riguarda l’Italia, ad esempio, la grande recessione del 2008-2009, la crisi dei debiti sovrani del 2012-2013, la pandemia del 2020-2021 e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia avvenuta nel 2022 hanno profondamente cambiato il volto della nostra economia.
Tra il 2019, anno che precede lo scoppio della più grande crisi economica/sanitaria avvenuta a partire dal secondo dopoguerra, e il 2022, però, il settore manifatturiero italiano ha realizzato un rimbalzo superiore a quello registrato nel resto degli altri principali Paesi Ue.
“Questi dati – afferma il segretario della Cgia, Renato Mason – dimostrano che c’è la necessità di mettere a punto una politica industriale di lungo periodo, deregolamentando, dove possibile, per non frenare la crescita e lo sviluppo, con una particolare attenzione al tema del credito. Le difficoltà di accesso ai prestiti bancari, infatti, stanno diventando un serio problema per tante Pmi”.
Le province monitorate
Tra tutte le 107 province monitorate, quella che tra il 2007 e il 2021 ha registrato la crescita del valore aggiunto industriale nominale più elevata è stata Trieste (+102,2%). Subito dopo troviamo Bolzano (+55,1%), Parma (54,7%), Forli’-Cesena (+45%) e Genova (+39,5%). I territori, invece, dove le perdite di valore aggiunto sono state più importanti hanno interessato Sassari (-25,9%), Oristano (-34,7%), Cagliari (-36,1%), Caltanissetta (- 39%) e Nuoro (-50,7%).