Pubblicato il: 19/01/2024 alle 09:09
C’è un fermo nel caso dell’omicidio di Alessio Cini, il tecnico tessile trovato bruciato l’8 gennaio davanti a casa sua nelle campagne di Agliana in provincia di Pistoia. Secondo la procura di Pistoia ad aver ucciso Cini è stato il cognato Daniele Maiorino. Che lo avrebbe ucciso prima colpendolo con una spranga alla testa e poi dandogli fuoco quando era ancora vivo. Cini è stato aggredito alle 5,30, quando usciva di casa per portare il cane a passeggio. Durante le prime fasi delle indagini gli investigatori notarono che i vicini non avevano sentito il cane abbaiare. Segno che a muoversi era stato qualcuno che Cini conosceva. Il corpo dell’uomo è stato trovato nel giardino di una villetta trifamiliare. Le videocamera avevano immortalato il momento dell’omicidio. Secondo l’autopsia l’uomo era ancora vivo quando Maiorino gli ha dato fuoco.
Secondo il comunicato della procura di Pistoia le indagini tecniche hanno riguardato intercettazioni ambientali dell’indagato. Il quale parlava spesso con sé stesso a voce alta e aveva così ricostruito i momenti dell’omicidio. Il possibile movente è economico. L’indagato si trovava in una situazione difficile e una aspettativa ereditaria gli avrebbe portato benefici indiretti. Maiorino aveva rilasciato un’intervista a Ore 14, trasmissione Rai in cui aveva ricordato il cognato: «Una persona stupenda. Quella notte era su con la figlia, noi abitiamo al piano di sotto. Ho visto l’ambulanza la mattina presto. Lui era una bravissima persona, anche se questa casa era all’asta». La figlia di Cini era stata affidata proprio alla famiglia di Maiorino. «Nemici non ne aveva», aveva detto al giornalista Fabio Giuffrida. «Chi è stato? Posso immaginare ma non posso parlare», aveva risposto sibillino.