Pubblicato il: 24/01/2024 alle 09:38
Dopo aver letto senza autorizzazione le confessioni intime che il 14enne aveva affidato al suo diario segreto, il padre era andato su tutte le furie. Siamo nell'agosto del 2020. Da quel giorno la vita del ragazzo è diventata un inferno perché il genitore si era messo in testa di “correggere” la sua omosessualità a suon di divieti e punizioni. Come per esempio il divieto di sbarbarsi per essere più virile, l'obbligo di correre nel cuore della notte come i militari, di calarsi i pantaloni per mostrare i genitali e ancora di rileggere ad alta voce, davanti a tutta la famiglia, le pagine di diario in cui confessava di essere gay e di amare la moda e il disegno.
L'uomo, inoltre, si era fatto dare le credenziali di accesso ai profili social del figlio in modo da avere il controllo sui suoi contatti e sulle sue frequentazioni. Come extrema ratio aveva chiesto aiuto a uno psicologo, che però aveva rifiutato di prendere in carico il ragazzo e spiegato ai genitori che l'omosessualità non è una malattia. Non soddisfatto, nel gennaio 2021 aveva dato un ultimatum al ragazzino: entro un mese avrebbe dovuto dimostrargli di essere andato a letto con una ragazza.
A quel punto il giovane si è rivolto allo psicologo della scuola, che ha avvertito le autorità. I genitori sono finiti a processo per i maltrattamenti continui e il giovane, che fra pochi mesi compirà 18 anni, è stato allontanato dalla sua famiglia: solo così ha ritrovato un po' di serenità.
I genitori hanno patteggiato: due anni per il padre, accusato dei comportamenti più gravi; un anno e 4 mesi per la madre, che non si sarebbe opposta al marito e non avrebbe difeso il figlio. Dovranno affrontare un programma di recupero al termine del quale, in caso di esito positivo, potranno avere la condizionale. Nel frattempo gli imputati hanno risarcito il giovane che per ora continua a vivere lontano dalla casa familiare. I due sono stati rinviati a giudizio a ottobre 2023 per decine di episodi di maltrattamenti ai danni del figlio.