Pubblicato il: 09/02/2024 alle 17:51
«Non sono interessato, poi nella vita mai dire mai intendiamoci. Io non sono stato mai un assolutista nel senso che non è che perché dico una cosa sarà sempre quella, io nella mia vita ho cambiato tante volte idea, però con delle basi solide». È il 7 luglio del 2023 e Matteo Messina Denaro, consapevole di essere alla fine della vita – morirà due mesi dopo – apre uno spiraglio e risponde così al procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido che lo invita a contribuire «a ricostruire dei pezzetti di verità». Il verbale è stato depositato oggi all’udienza preliminare a carico dell’amante storica del boss, Laura Bonafede.
«Che siano pezzi di verità che siano, come dire… che ci diano la possibilità di dire, anche a noi questa è verità», spiega Guido che più volte, pur puntualizzando che non si sta parlando di invito al pentimento, esorta il capomafia a parlare coi magistrati (insieme all’aggiunto a interrogare il boss c’erano i pm Piero Padova e Gianluca De Leo). «Pezzetti di verità – aggiunge il magistrato – che ci dirà lei e che le consentiranno di… anche di essere più sereno, rispetto alla sua storia, rispetto a questa schifezza che l’ha circondata prima e dopo e fino a qualche giorno fa. Questa è la nostra, diciamo… il nostro invito a riflettere…».
«Sono alla fine della mia vita, ma il punto è io non sono il tipo di persona – e mi creda che è la verità, non me ne può fottere più niente – non sono il tipo di persona che vengo da lei e mi metto a parlare dell’omicidio, per rovinare a X, Y, non ha senso nel mio modo, mi spiego?», dirà in un altro passaggio dell’interrogatorio Messina Denaro che, dunque, alterna piccole aperture a chiusure nette verso i pm.
Messina Denaro definisce l’attentato di Capaci come la «cosa più importante, quella da dove nasce tutto, le stragi, l’input». E con fare accusatorio, alludendo al depistaggio delle indagini sull’attentato costato la vita al giudice Paolo Borsellino, prosegue: «Perché vi siete fermati a La Barbera, La Barbera era all’apice di qualcosa», riferendosi all’ex poliziotto ritenuto la mente dell’inquinamento dell’inchiesta che ha portato alla condanna di innocenti. «Se fosse vivo ci sareste arrivati o vi sareste fermati un gradino prima?», chiede ai pm.