Per qualcuno smart working fa ancora rima con ozio. Lo dimostra una storia raccontata nel gruppo Facebook ‘Tu non hai figli, non puoi capire’ riportata da Leggo. Protagonista un membro anonimo che ha riportato la propria esperienza con i vicini di casa: “Ho un vicino che da 6 mesi circa non mi saluta e di recente anche il figlio (5 anni) ha smesso. Quando ero in balcone, il figlio veniva spesso a chiedermi che lavoro facessi, ecc. (lavoro da casa) classiche domande da bambino insomma. Fino a che il padre non lo richiamava per rientrare e questo tutte le volte che stavo in balcone. Ieri ho scoperto per caso il perché, lui infatti era convinto che io non fossi in casa e stava parlando con un amico nel suo balcone”.
Il racconto prosegue così: “Gianpalle (nome di fantasia dato al vicino di casa, ndr) non vuole che il figlio mi veda a lavorare da casa perché secondo lui io sono un parassita che fa il furbo a discapito di quelli che realmente si fanno il c**o. Ha detto che una volta il figlio gli ha detto di cambiare lavoro così da stare a casa come me, e lui si è sentito… meno uomo?!? D’estate lavoravo sull’amaca sdraiato e questo secondo lui è una grave mancanza di rispetto verso di lui che si alza la mattina per andare in officina e mi vede a me così. Ok ma se sei invidioso che vuoi da me? Mi viene solo da pensare, povero bambino”.
Tra i tanti commenti molti si sono detti solidali con lui, dal momento che anche loro vengono tacciati di spassarsela quando lavorano da casa. La realtà, invece, come è emerso dallo scambio con gli altri membri del gruppo, è che molti di quelli che fanno smart working iniziano prima il turno di lavoro e finiscono ben oltre l’orario d’ufficio.