Pubblicato il: 05/02/2014 alle 08:35
La dottoressa Samanta Carrubba, esperta di Psicologia del Lavoro, ci spiega cosa si intende quando si parla di mobbing nel luogo di lavoro. In tali ambienti si può verificare forma di vessazione, psicologica e talvolta anche fisica, esercitata, in maniera sistematica, da uno o più individui (definiti “mobber”) verso un altro individuo (il cosiddetto “mobbizzato”) che non ha alcun potere di difesa.
Può verificarsi in diverse situazioni, come, ad esempio, nel corso di una ristrutturazione aziendale, in cui è necessaria una riduzione del personale. Se tale riduzione non si può attuare direttamente, vengono messi in atto mezzi subdoli nei confronti del dipendente, quali: sottrazione di compiti prima svolti dalla persona-vittima per darli ad altri collaboratori, invio di lettere nelle quali la persona è ripresa per mancanze inesistenti, isolamento del soggetto, che viene privato di informazioni e di mezzi per lavorare.
Il mobbizzato va incontro a differenti conseguenze negative come attacchi di panico, sintomi ossessivo compulsivi e fobici, depressione, abbassamento del livello di autostima, vissuti persecutori, vertigini, senso di oppressione, disturbi del sonno e della sessualità, cattiva alimentazione, alcolismo, tabagismo, uso improprio di farmaci, auto ed etero aggressività, disadattamento sociale.
Per affrontare questo problema, è fondamentale un supporto psicologico e legale.