Pubblicato il: 02/03/2024 alle 17:27
(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Un euro al mese. Tanto vale «l’indennità di rischio» per un prof, perdente posto, spedito in carcere a fare lezione ai detenuti. Incredibile, ma vero. E del “lauto” compenso, di cui l'insegnante neanche era a conoscenza, lo ha scoperto solo per caso spulciando un estratto conto bancario. È la storia, figlia di un paradosso tutto all’italiana, che ha lasciato, a dir poco amareggiato, un noto professionista nisseno, da decenni pure insegnante di scuola superiore.
Le implacabili leggi della scuola, fatte di numeri, ormai da tempo un po’ come un’azienda privata, lo scorso anno lo ha costretto a cercare un’alternativa perché s’è ritrovato perdente posto. E per evitare, a fine carriera, il devastante pendolarismo, ha accettato di essere prof all’interno della casa circondariale «Malaspina». Esperienza, dal punto di vista personale e professionale, che potrebbe essere stata anche arricchente, ma che lo Stato ha reso mortificante.
«Non sapevo neanche fosse riconosciuta una indennità ai docenti con abilitazione all’insegnamento negli istituti d’istruzione secondaria… ho accettato solo per evitare di esser uno dei tanti disagiatissimi pendolari». E con sorpresa, non certo gradita, per caso ha scoperto sul suo conto un accredito di 5,39 con la causale «indennità servizio penitenziario personale docente gennaio 23 – novembre 23 tredices». Tradotto in soldoni, un euro al mese.