di Samanta Carrubba
La “sindrome da amarezza cronica” è un nuovo disturbo scatenato soprattutto dal lavoro precario.
Tale malattia si manifesta “quando un individuo rimugina in continuazione su ingiustizie, reali o percepite, subite al lavoro, tra cui la mancanza di prospettive lavorative”.
A descrivere questa nuova forma di disagio è Giovanni Fava, professore di psicologia clinica presso l’università di Bologna, nonché esperto di psicosomatica, una disciplina che si occupa dello studio della relazione tra variabili biologiche e psicologiche responsabili della nascita e dello sviluppo delle patologie.
Tale condizione esterna, attraverso il cosiddetto processo della “somatizzazione”, trasforma disagio psicologico in manifestazioni espresse sul piano fisico con coliti, gastriti, cefalee, sintomi che, tra i tanti, caratterizzano la sindrome da amarezza cronica.
La patologia, sempre più diffusa, può colpire chiunque, anche se l’ansia (in questo caso dovuta al futuro lavorativo) rappresenta un fattore predisponente molto importante.
Per contrastare la somatizzazione servono uno stile di vita sano e lontano da fattori stressogeni (ovvero causa di stress).
In tal senso un valido supporto psicologico può essere particolarmente utile.
Poche prospettive di lavoro e precariato? Attenzione alla “sindrome da amarezza cronica”
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