Pubblicato il: 01/12/2014 alle 18:36
La società moderna e la rottura di alcuni tabù che, fino a qualche decennio fa, erano inviolabili, ha portato nuovi modi di essere “famiglia” e, al contempo, nuove difficoltà da dover affrontare. Tra queste, spiega Claudia Giammusso, Psicologa e Psicoterapeuta presso la cooperativa sociale Controluce e il Centro di Consulenza e Terapia familiare, non si può trascurare l’esperienza vissuta da adulti, bambini e adolescenti nelle “famiglie ricostituite ”. Con questa definizione parliamo di un nucleo familiare convivente formato da una coppia e i figli dell’uno, dell’altro o di entrambi nati da una precedente relazione, per la maggior parte dei casi un precedente matrimonio che si è sciolto attraverso il divorzio, ma anche in seguito a un lutto.
La sfida principale della famiglia ricostituita è quella di dover divenire gruppo senza che tutti i componenti del sistema familiare abbiano avuto una storia comune e condivisa. Infatti le difficoltà di costruire un sistema interpersonale gratificante per tutti i componenti e di trovare un equilibrio ottimale nelle relazioni interpersonali rendono la seconda unione molto instabile e maggiormente a rischio di ulteriore separazione.
In particolare è molto difficile prendersi cura della relazione tra il nuovo coniuge e i propri figli.
Gli stereotipi di patrigno e matrigna vengono infatti spesso associati a un’indole crudele, poco affettuosa, detestabile, e questo può interferire negativamente nella relazione che va costruita nel tempo. I figli, inoltre, con l’ingresso di un nuovo partner vedono cadere le loro speranze, a volte manifeste a volte inconsciamente riposte, di riunione familiare, per cui possono sperimentare sentimenti di ostilità nei suoi riguardi. Un altro timore che possono vivere è quello di essere abbandonati dal proprio genitore. In altri casi possono invece sviluppare una relazione buona con il nuovo partner del genitore, legandosi a lui, ma allo stesso tempo sperimentando un forte senso di colpa nei confronti del genitore con cui non vivono. In queste dinamiche chiaramente assistiamo a diverse situazioni in base anche all’età e al sesso dei figli.
Per quanto riguarda, poi, il legame tra fratelli questo appare altrettanto complesso da gestire.
In alcuni casi dalle coppie ricostituite nascono nuovi figli, oppure ci sono figli di entrambi i partner nati da precedenti relazioni. I legami tra questi ultimi (fratelli acquisiti) possono essere molto problematici, ma spesso queste difficoltà sorgono in relazione a degli atteggiamenti ben precisi degli adulti, quali il litigare tra loro sui comportamenti dei figli o il non trattare allo stesso modo figli biologici e figli acquisiti in relazione alle regole della vita familiare e ai problemi educativi.
In molti altri casi, invece, quando i rapporti tra gli adulti sono collaborativi, le relazioni tra fratelli acquisiti sembrano essere buone, sia in caso di convivenza che in caso di abitazioni separate.
La nascita di legami significativi tra fratelli acquisiti è favorita inoltre dall’età simile dei ragazzi, dalla condivisione di esperienze e dalla reciproca solidarietà.
Per quanto riguarda i compiti di sviluppo che in generale la famiglia ricostituita deve affrontare, questi avranno a che fare con un piano coniugale, un piano genitoriale e un piano sociale.
Sul piano coniugale i nuovi partner saranno impegnati nel costruire un’identità di coppia solida e matura e un senso di appartenenza alla nuova unità familiare.
Sul piano genitoriale dovranno ridefinire i precedenti legami tra genitori e figli, mantenere i rapporti con i genitori non conviventi e sviluppare relazioni adeguate tra genitori acquisiti, figli acquisiti e fratelli acquisiti.
Sul piano sociale, infine, sarà importante mantenere i rapporti con le famiglie d’origine dei genitori biologici e sviluppare buone relazioni con la famiglia estesa del genitore acquisito.
In generale è fondamentale che ognuno dei partner curi la propria relazione con i figli contando nel rispetto che l’altro avrà di questa relazione e mantenendo anche un certo livello di fiducia nel fatto che l’altro condivide i principali obiettivi per i quali ci si sta impegnando.
Per approfondire: La psicologia di “Controluce”: i suggerimenti delle esperte contro il “disagio del sé”