Pubblicato il: 20/03/2024 alle 17:31
Erano in tanti ad acquistare la droga dagli indagati dell'operazione Tritone della Squadra Mobile di Caltanissetta che ha portato all'arresto, questa mattina, di dieci persone. E per chi non riusciva a saldare i debiti c'erano le botte o quantomeno la minaccia di finire al pronto soccorso. E a prenderle era stato anche uno degli stessi indagati, Alex Lauria, picchiato sulla testa con il manico di un ombrello da Vincenzo Ferrara, colui che è considerato il capo dell'associazione criminale insieme al fratello Ivan. Lauria a cui era stato intimato di saldare quando dovuto al gruppo, secondo quanto emerge dalle indagini, aveva anche assicurato che avrebbe chiesto un prestito al datore di lavoro.
Ma i ritardi nei pagamenti erano continuati e così Alessio Maickol Abbate, nipote dei due Ferrara gli aveva fatto capire che ne avevano abbastanza di quell'atteggiamento: “Vidi ca t'ammazzu, mi tocca cafuddrariti”. A quel punto zii e nipote avevano chiesto a Lauria di raggiungerli davanti a un bar del centro per poi spostarsi tutti e tre in via Camillo Genovese e sarebbe stato lì che Vincenzo Ferrara lo avrebbe colpito. Ipotesi sostenuta dal fatto che Lauria poco dopo aveva telefonato a un amico dicendogli “m'ammazzaru a bastunati, j u sapiva” e ancora “chiddru mi detti un curpu di vastuni in testa e mi spaccò a testa”.
Minacce continue erano state rivolte ad altri debitori. Ad alcuni era stato detto che sarebbero finiti all'ospedale mentre a un altro, che ritardava ancora con i pagamenti, Ferrara aveva detto che si sarebbe pentito di averlo conosciuto. Dalle parole ai fatti si era finiti anche con un cittadino straniero assuntore di cocaina. Attirato da Alessio Maickol Abbate, davanti casa dello zio, lo aveva colpito con un pugno in faccia tanto da farlo rovinare contro il muro. Lo straniero si era poi dato alla fuga.