Pubblicato il: 08/04/2015 alle 10:59
Si fa sempre più fatica a portarsi a casa un prodotto che non contenga tra gli ingredienti un “E-qualcosa”. “Dobbiamo immaginare un additivo alimentare come il “trucco e il parrucco” che utilizziamo per renderci più belli agli occhi degli altri e rendere così perfetto ciò che in realtà non lo è” ha spiegato la nutrizionista nissena Alessandra Cucchiara.
L’additivo alimentare, dunque, rende un alimento“truccato” che migliora le sue caratteristiche organolettiche, l’aspetto esteriore, il sapore o il gusto. Sulle confezioni degli alimenti compaiono in carattere molto piccolo elenchi di sostanze chimiche indicate con il loro nome oppure con un numero preceduto dalla sigla E. Gli additivi vengono classificati in base alla funzionalità che svolgono:
conservanti: sono composti che inibiscono la crescita dei microrganismi (batteri, muffe e lieviti). Le sigle per riconoscerli tra gli ingredienti sono da E200 fino a E299;
antiossidanti: hanno il compito di rallentare il processo di deterioramento del cibo, l’ossidazione, che altera la consistenza e il colore degli alimenti. Le sigle sono da E300 ad E322;
coloranti: sono sostanze in grado di far variare o accentuare il colore di un alimento. Possono essere di origine naturale o sintetizzati in laboratorio. Le sigle vanno da E 100 a E199.
addensanti, emulsionanti: fanno si che le particelle dei prodotti alimentari si addensino tra loro, migliorandone la consistenza. Le sigle vanno da E400 a E495;
correttori di acidità: correggono l’acidità di un alimento. Le sigle vanno da E325 a E385;
aromatizzanti: danno sapori ed odori particolari agli alimenti, sono definiti tra gli ingredienti aromi. Se sono aromi naturali viene precisato; se invece la lista degli ingredienti riporta soltanto la dicitura “aromi” sono aromi di sintesi.
Tra tutti gli additivi, potremmo tranquillamente fare a meno di quelli aggiunti solo per vendere meglio un prodotto, come i coloranti, utilizzati solo per renderlo più attraente ed invogliare il consumatore a comprare. Ugualmente le caramelle, potrebbero essere biancastre pur avendo lo stesso sapore, ma i produttori le colorano con le tinte più stravaganti per renderle più attraenti ai bambini. “Nell’epoca in cui solo l’occhio vuole la sua parte – ha sottolineato la nutrizionista Cucchiara – paghiamo più di chimica che di prodotto, sicuramente i gusti saranno ottimi perché studiati e preparati con le migliori e più sofisticate tecniche, ma dove è andato a finire il naturale?”
Il consiglio? Impariamo quindi a leggere le etichette, a evitare alimenti nei quali normalmente ci sono molti additivi e a privilegiare prodotti freschi: più sono le E presenti, più l’alimento sarà di bassa qualità. Ricordiamoci che i cibi freschi posseggono al massimo grado le qualità nutrizionali, organolettiche e salutistiche mentre i prodotti trasformati di norma scadono notevolmente in qualità. Inoltre che necessità c’è di aggiungere degli additivi? E’ troppo scadente il prodotto per venderlo tal quale? Comprando cibi senza additivi ci guadagna la nostra salute, ma anche il nostro gusto.
“Adesso siete pronti per andare a fare una spesa di qualità”: portate con voi questi consigli, se il tempo è prezioso, impiegatelo al meglio allora. Le industrie alimentari ci mettono giornalmente alla prova con i loro inganni, quindi non lasciamoci cogliere impreparati…mangiare con la testa, fa la differenza. Quindi adesso fate una prova: aprite la vostra dispensa e prendete un alimento a caso, iniziate a leggerne gli ingredienti…siete sicuri di volerlo ancora mangiare?”
Per approfondire: Sai quel che mangi? I consigli dell’esperta per una dieta equilibrata