Pubblicato il: 18/05/2015 alle 07:04
La scorsa settimana la psicologa ha illustrato i disturbi specifici dell’apprendimento indicando le differenti difficoltà alle quali può andare incontro un bambino. Questo approfondimento, invece, vuole sottolineare l'importanza di una diagnosi tempestiva e corretta di quelli che, sinteticamente, sono indicati come DSA.
La legislazione attuale non prevede, per i bambini con DSA, l'aiuto di un insegnante di sostegno.
In base alla legge 170 dell'08-10-2011, in presenza di diagnosi di DSA, la scuola è tenuta a formulare un piano didattico personalizzato, che prevede l'attuazione delle misure e degli strumenti compensativi e dispensativi necessari per il bambino/ragazzo. Ciò deve essere applicato, sia durante l'anno scolastico, che in sede di esami finali.
Alcune delle difficoltà dei disturbi dell’apprendimento sono difficilmente modificabili; per cui una corretta diagnosi farà sì che sia la scuola ad adattarsi alle difficoltà dei ragazzi, tenendo conto dei tempi e delle modalità diverse di apprendimento; perché un bambino/ragazzo con DSA non è un ragazzo che non può apprendere, ma che apprende in un “modo” diverso.
Per questo la legge prevede degli strumenti che aiutino questi ragazzi ad arrivare agli stessi risultati, ma utilizzando modi che gli siano più consoni; infatti, potranno disporre di “strategie compensative”, cioè potranno utilizzare strumenti diversi per agevolare il loro apprendimento, come l’uso di libri parlanti, di registrazione su nastri delle lezioni, di un “lettore”, di libri in formato digitale, di cd rom, del computer per scrivere, della tavola pitagorica, della calcolatrice e di mappe concettuali.
Potranno attivarsi, anche, delle “strategie dispensative”, come la possibilità di tempi maggiori per l'esecuzione dei compiti scritti, anche durante gli esami finali, la possibilità di effettuare le verifiche oralmente, un carico minore di attività, l’ uso dei foglietti scritti e fotocopiati per fare scrivere i compiti ai bambini, invece di farli copiare dalla lavagna o di scriverli sotto dettatura, la possibilità di leggere a mente e non ad alta voce ed una valutazione delle prove scritte ed orali, con modalità che tengano conto del contenuto e non della  forma, non correggendo gli errori di tipo fonologico nella scrittura.
Con questi accorgimenti, che devono essere concordati con un piano individualizzato sulla base delle esigenze del singolo alunno, questi ragazzi potranno stare al passo con gli insegnamenti della classe.
Nonostante le scuole siano sempre più attrezzate per riconoscere e aiutare ad affrontare tali disturbi, e nonostante ci sia una legge che regolamenti tutto ciò, ci sono ancore scuole in cui gli strumenti compensativi e dispensativi (che dovranno essere utilizzati durante tutto il ciclo di studi) vengono dati come opzioni, che il ragazzo può scegliere o no, mentre, invece, sono un diritto, che deve essere fornito al bambino e al ragazzo.
Quindi intervenire su questi disturbi è possibile con degli strumenti che possono permettere un iter scolastico sereno e appagante.
Ciò che invece mi preme sottolineare come “grave rischio” di questo disturbo è collegato alla mancata o tardiva diagnosi o al mancato utilizzo degli strumenti che spettano per legge.
In questi casi, le difficoltà di apprendimento possono essere interpretate come pigrizia e svogliatezza del bambino nei confronti della scuola, mentre in realtà per riuscire a ottenere dei risultati minimi, se non scarsi, il bambino è costretto a sforzi di concentrazione esagerati e ad impegnare gran parte del suo tempo libero per svolgere i suoi compiti. Mentre i DSA non si risolvono con l'esercizio (leggere tanto, non serve!).
Il bimbo non correttamente diagnosticato è sottoposto a situazioni spiacevoli come leggere, scrivere e fare i conti davanti ai propri compagni, questo potrebbe avere pesanti conseguenze sull'autostima e sulla motivazione all'apprendimento.
Se pensiamo che queste frustrazioni possono andare avanti per diversi anni scolastici, il rischio grave è che il bambino, poi diventato ragazzo, faccia coincidere l’immagine che si è fatto di sé a scuola, con la sua immagine in generale, pensando, così, di essere un ragazzo poco capace, nonostante si impegni; immagine che può fare stare molto male e affrontare, non solo la scuola, ma anche la vita, con un senso di inefficacia, diffcile da gestire.
L'esigenza di pervenire tempestivamente a una diagnosi, nasce proprio dalla necessità di evitare questo tipo di frustrazioni, oltre che dall'urgenza di iniziare il prima possibile un intervento risolutivo.
Risolutivo vuol dire che il bambino comprenderà che il suo modo di apprendere è solo diverso dagli altri, ma non migliore o peggiore; ma perché i nostri bambini e ragazzi possano prenderne coscienza è necessario che la scuola e gli adulti lo apprendano.
Per approfondire:Â La psicologia di “Controluce”: i suggerimenti delle esperte contro il “disagio del sé”