Pubblicato il: 18/11/2015 alle 16:37
A cura della veterinaria nissena Silvia Cortese
Il ciclo “estrale” negli animali corrisponde a quell’insieme di cambiamenti fisiologici ormonali che permettono l’ovulazione e l’eventuale accoppiamento tra esseri della stessa specie. Differisce dal ciclo mestruale della donna per molti aspetti. In quest’ultima il ciclo parte con la pubertà, rendendo le femmine sessualmente mature, ed è interrotto momentaneamente dalla gravidanza, per poi concludersi con la menopausa. Il ciclo estrale, invece dura fino alla morte e si interrompe (oltre che con la gravidanza) con delle fasi di anaestro (la fase di riposo sessuale che si verifica in alcuni periodi dell’anno nelle specie a ciclicità stagionale (monoestrali e poliestrali stagionali). Il ciclo mestruale della donna è diviso in due fasi (luteale e follicolare), mentre il ciclo estrale può essere suddiviso in quattro fasi: proestro, estro (periodo fertile), metestro e diestro.
La gatta, a differenza di altri mammiferi, è una delle specie animali in cui la stagione influisce sulla presenza o meno del ciclo estrale e per questo detto stagionale. Solitamente il periodo di calore è gennaio-marzo e luglio-settembre e durante ciascun periodo fertile si verificano uno o più cicli (poliestrale). Il suo ciclo è variabile da 16 a 22 giorni e l’ovulazione è provocata dal coito (dall’accoppiamento). Il proprietario si accorge della presenza del ciclo nella propria gatta perché questa ha degli atteggiamenti particolari. Se viene accarezzata, la gatta si appiattisce a terra portando la coda contro i fianchi e batte il suolo con le zampe posteriori. Di notte poi, emette intensi vocalizzi (a volte anche per ore) per richiamare tutti i maschi dei dintorni. L’accoppiamento dura pochi secondi: dopo l’atto, la femmina emette un miagolio e si separa violentemente dal compagno (molto spesso graffiandolo). Durante la stagione degli amori la gatta può accoppiarsi con più maschi e potranno nascere gattini di padri diversi nello stesso parto.
La gestazione dura dai 58 ai 62 giorni e durante questo periodo la gatta subirà dei cambiamenti fisici e comportamentali a partire, soprattutto, dalla seconda settimana di gravidanza. I capezzoli diventeranno più evidenti e rossi e l’addome aumenterà di volume per la presenza dei cuccioli all’interno dell’utero. La diagnosi certa di gravidanza può essere confermata solo con una visita veterinaria. Le gatte partoriscono in media da 1 a 5 gattini. Un paio di settimane prima del parto la mamma gatta inizierà a cercare un posto adatto per “accogliere” i suoi cuccioli (questa “tana” dovrà essere sicura da qualsiasi tipo di pericolo, un luogo silenzioso, caldo e riparato da correnti d’aria). Inoltre mamma gatta inizierà a passare sempre più tempo nella sua nuova cuccia, anche per riempirla del proprio odore ed aiutare i cuccioli ad avere un punto di riferimento grazie all’olfatto (unico senso sviluppato quando saranno appena nati). Quando i gattini vengono partoriti la mamma avrà il compito di liberarli dalla placenta e recidere il cordone ombelicale con i suoi denti. Il cucciolo inizierà a respirare autonomamente grazie alle leccate della mamma gatta che gli libereranno bocca e narici dal muco. Leccando i suoi piccoli, inoltre, stimolerà urinazione e defecazione e li asciugherà perfettamente per evitare che vadano incontro ad ipotermia. La madre per leccarli ribalta i cuccioli sulla schiena, insegnando loro la postura di sottomissione, cioè quella con il ventre rivolto in su.
Il quantitativo di latte che fuoriesce dai diversi capezzoli sarà diverso e saranno i cuccioli più forti a scegliere la mammella più ricca di latte (e difficilmente la cederanno ad un fratello), prevaricando gli altri gattini senza la minima esitazione. Sarà compito dei proprietari accertarsi che anche i fratelli più deboli riescano ad alimentarsi regolarmente. I gattini premono con le zampette anteriori la mammella per favorire la fuoriuscita del latte (gesto che si conserva anche da adulti, definito comunemente ‘fare la pasta', ma più esattamente si chiama ‘danza del latte'). Nel corso delle prime 48 ore, la gatta non lascia i suoi piccoli. All'inizio i gattini non si muovono molto e sia le loro orecchie che i loro occhi sono chiusi. Aprono gli occhi fra il decimo e il quattordicesimo giorno. Le prime due settimane di vita costituiscono quella che è definita “fase neonatale” o “fase vegetativa” in cui sarà fondamentale nutrirsi e mantenere una adeguata temperatura corporea. Calore per un cucciolo significa sopravvivenza. Per questo i cuccioli si avvicinano sempre alla madre tra le sue zampe e vicino al ventre, uno accanto all'altro o uno sull'altro (anche se la madre, per quasiasi motivo, non li allattasse, è necessario tenerli sempre accanto a lei).
La madre è poi per i cuccioli la sola fonte di nutrimento. La gatta per allattare si allunga in posizione completamente distesa. Durante le terza settimana, però, quando inizia l'eruzione dei dentini, per la madre diventa doloroso allattare, quindi comincia a far succhiare il latte ai cuccioli stando in piedi.
Alla fine della terza settimana (detta “periodo di transizione”) i cuccioli diventano indipendenti nella defecazione e urinazione e si allontaneranno sempre di più per fare i loro bisogni. Quando i cuccioli crescono (entrando cioè nella fase della “socializzazione”) acquistano sempre maggiore stabilità e coordinazione nei movimenti e iniziano a seguire la madre mentre si sposta, è lei la “leader”. E' questo il motivo per cui i cuccioli rispondono ai suoi richiami, raggiungendola. Se uno di loro si ferma troppo, la madre torna indietro e lo va a riprendere, sollevandolo per la collottola, tipica modalità per spostare i gatti. Quando tutti i sensi dei cuccioli e la loro capacità di movimento sono sviluppati, il cucciolo è pronto a conoscere il mondo e a interagire con gli altri.
La madre si dimostrerà sempre più distaccata e sempre meno disponibile all'interazione, fino a che il gattino non raggiunge la pubertà, età in cui dovrà inserirsi come individuo, ormai indipendente dalla madre, nella società.
Per approfondire: Quando il “dottore” è il veterinario: tutto quello che bisogna sapere sugli animali domestici