Pubblicato il: 06/04/2024 alle 11:11
(di Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Sua la regia di una sfilza di attentati ai danni di una nota avvocatessa. Bersagliata, negli anni, da incendi e pure colpi di pistola sparati contro la sua abitazione. Un po’ per astio e un po’ per vendetta secondo la tesi accusatoria. Ma, di contro, non ha tentato di estorcere soldi con metodi mafiosi. E con la condanna è tornato subito in libertà.
Così ha stabilito questa prima sentenza del tribunale a carico del quarantunenne Rosario Davide Alba (assistito dagli avvocati Antonio e Marco Ingroia) condannato a 9 anni di carcere per atti persecutori, incendio e danneggiamento, ma assolto per tentata estorsione con aggravante mafiosa e concorso in porto abusivo di armi.
In più dovrà sborsare una provvisionale di 10 mila euro ciascuno in favore dei destinatari degli attentati, l’avvocatessa Maria Giambra e il marito, Pietro Lo Nobile (assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Letizia Galati e Pietro Sorce), che dovrà anche risarcire secondo l’entità che verrà poi stabilita in un procedimento dedicato. Parte civile nel procedimento anche il consiglio dell’ordine degli avvocati (rappresentato in giudizio dal legale Giacomo Butera).
La storia affonderebbe le radici in un contenzioso che la ditta dell’imputato avrebbe aperto nei confronti di una società sua debitrice. E per il recupero delle somme, globalmente 120 mila euro di cui 80 mila poi recuperati e gli altri 40 mila no per il fallimento della “morosa”, avrebbe conferito mandato ad una collega di studio della professionista, ma l’avvocatessa Giambra in questa vicenda non ci sarebbe mai entrata. Non ha mai ricevuto alcun mandato dall’imputato. Soltanto una generica consulenza, peraltro gratuita, nella fase ormai finale di quella vicenda. Ma da quel momento, però, si sarebbe aperto un nuovo scenario. E Alba ha poi querelato la professionista per infedele patrocinio e truffa. Ma il fascicolo è stato archiviato.
In questo quadro si sarebbe inserito pure un procedimento civile contro la professionista, instaurato al tribunale del lavoro dalla sua ex segretaria, fidanzata di Alba. Così da rendere l’insieme ancor più spinoso.
Questi, per i pm Stefano Sallicano e Massimo Trifirò, i leitmotiv della sequela di attentati ai danni della penalista che il 7 novembre 2018 e il 30 gennaio dell’anno dopo ha subito l’incendio del suo suv parcheggiato sotto lo studio professionale. Il clima si è fatto ancor più pesante la notte del 28 gennaio di quattro anni fa, quando all’interno della villetta di famiglia, sono state bruciate due auto e una tettoia. Sono stati momenti di paura. Ultimo avvertimento, la notte del 20 luglio 2021 quando sono stati esplosi sei colpi di pistola contro l’abitazione della professionista. L’ ultimo, inquietante anello, di una catena di sospette ritorsioni.
Ma per la difesa, che ne ha chiesto l’assoluzione «giustizia in parte è fatta, perché assolto dai reati più gravi ed infamanti , estorsione pluriaggravata e mafia, e immediatamente scarcerato… siamo certi che in appello Alba verrà assolto».