Pubblicato il: 07/04/2024 alle 18:12
(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) È un piccolo esercito di sospetti evasori fiscali quello che siederà sul banco degli imputati. Ben oltre una quarantina coinvolti in quello che la procura ha ribattezzato «metodo Casales», dal nome del consulente finanziario che, per i pm, avrebbe tirato le fila. Sono tutti accusati di avere raggirato il fisco. Il processo è stato fissato per metà maggio quando in quarantaquattro compariranno dinanzi il giudice Giuseppina Chianetta.
Su tutti, per gli inquirenti, v’è proprio il cinquantunenne Germano Casales (assistito dagli avvocati Vincenzo Vitello e Adriana Vella), ritenuto la mente del presunto sistema illegale che si sarebbe basato su false compensazioni fiscali. E soltanto su lui pendono una quarantina di capi d’imputazione legati ad altrettanti beneficiari di credito non spettanti o inesistenti. Alcuni di loro non li conoscerebbe neanche. Sì perché qualcuno il modello di pagamento per le imposte, noto come «F24», lo avrebbe trasmesso personalmente. Questa, almeno, la tesi dei legali di Casales per i quali la Ferrari a lui sequestrata, insieme ad altri beni, sarebbe stata in noleggio e, poi, non avrebbe posseduto lingotti d’oro perché in realtà sarebbero state solo … patacche. I Rolex, invece, sì. Quelli erano veri.
Per l’accusa, invece, il consulente fiscale, illegalmente, avrebbe fatto risparmiare a decine di contribuenti di tutta Italia una montagna di soldi, nascondendoli all’erario.
Il giro globale dei reati fiscali supererebbe il tetto di oltre una ventina di milioni di euro, somme che tra il 2017 e il 2020 sarebbero stati sottratti all’erario.
Soltanto due i testi che la procura avrebbe chiesto di citare, mentre la difesa ha presentato una lista di ben sessantaquattro testimoni. Tra loro direttori di Agenzie delle entrate di più di mezza Italia per accertare se, realmente, vi sia stata evasione fiscale.
Sì, perché secondo il teorema difensivo non vi sarebbe stato alcun danno erariale. Ma, piuttosto, la presentazione del modello F24 avrebbe fatto scattare il controllo fiscale automatizzato. Un escamotage che sarebbe stato adottato per consentire la rateizzazione delle tasse. Già, perché secondo i legali si sarebbe trattato di crediti non spettanti e non inesistenti.