Pubblicato il: 23/04/2024 alle 11:15
(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia)
Condannato solo uno del «branco» che avrebbe sequestrato in un garage e picchiato a sangue un sedicenne. Assolti gli altri due imputati.
Un pronunciamento, quello del tribunale, che ha riscritto la tesi accusatoria secondo cui un ragazzino sarebbe stato prima trascinato a forza in un box da tre giovani e poi riempito di botte per oltre mezz’ora prima di lasciarlo andare via.
Tutto per un presunto sfottò e per un cappellino portato via. Il ragazzino, che ha pure riportato uno sfregio permanente al volto, è poi finito in ospedale con parecchie ferite.
La sola condanna è stata pronunciata nei confronti del ventisettenne Riccardo Panzarella (assistito dall’avvocato Gianluca Amico) al quale sono stati inflitti tre anni e dieci mesi di carcere – a fronte di una richiesta di sei anni di reclusione – per lesioni aggravate e sequestro di persona. È caduta una delle aggravanti.
Ma non è tutto, perché dovrà risarcire i genitori del sedicenne preso a botte (assistiti dall’avvocatessa Maria Francesca Assennato) costituiti parti civili ed a loro dovrà versare una provvisionale di 5 mila euro in totale.
Assolti, invece, per non avere commesso il fatto i ventiseienni Mattya Pennino e Salvatore Lazzara (assistiti dall’avvocato Massimiliano Bellini) per i quali erano stati chiesti quattro anni e sei mesi ciascuno. Ma, con quella che un tempo il codice etichettava come insufficienza di prove, sono stati giudicati estranei.
Questo il verdetto emesso nel tardo pomeriggio dal tribunale presieduto da Francesco D’Arrigo nei confronti del terzetto a cui la procura, invece, ha contestato le ipotesi di sequestro di persona aggravato e lesioni personali gravissime, con l’aggravante di avere agito per motivi abietti e futili.
Così, a oltre sette anni da quel pestaggio, s’è chiusa questa prima parentesi processuale che, dieci mesi dopo l’aggressione, ha fatto scattare quattro misure cautelari. Tre a carico degli attuali imputati che con l’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri, allora, sono finiti agli arresti domiciliari. Mentre un quarto, a quel tempo minorenne, è stato collocato in comunità. Due di loro , Pennino e Lazzara in particolare, poco più di tre settimane dopo l’arresto, sono stati poi scarcerati dal tribunale del riesame
Sì, perché le loro posizioni, per quanto accomunate dalle stesse contestazioni, passerebbero per un distinguo. Già, perché – secondo lo spaccato tracciato dagli inquirenti – Panzarella è ritenuto colui che avrebbe brutalmente picchiato e umiliato il sedicenne, mentre Lazzara e Pennino – che però la sentenza ha tirato fuori da questo scenario – per l’accusa lo avrebbero bloccato durante il pestaggio avvenuto in quel garage alla presenza di un quarto giovane e di due sorelle che avrebbero implorato gli altri di smettere.
L’aggressione s’è consumata la sera del 21 gennaio del 2017. Quando due gruppetti di giovani si sarebbero incrociati dentro un bar «H24» di corso Unità d’Italia, a San Cataldo. A un certo punto il terzetto ora sotto accusa avrebbe preso di mira un ragazzino, dopo che sarebbe scoppiato a ridere con i suoi amici. E, scambiando quelle risate per uno sfottò, lo avrebbero afferrato trascinandolo via fino a un vicino garage di via Mimiami. Lì sarebbe stato riempito di botte per mezz’ora e anche più. Due avrebbero bloccato il sedicenne su una panca, mentre il terzo lo avrebbe colpito con una pioggia di calci e pugni.
Solo dopo una trentina di minuti, il sedicenne, pesto e malconcio, sarebbe stato spinto fuori da quel box. Ma non sarebbe finita qui. Sì, perché Panzarella avrebbe chiesto al ragazzino di inginocchiarsi, baciargli le scarpe e chiedergli scusa. Al suo rifiuto gli avrebbe rifilato un violentissimo pugno al volto procurandogli la frattura del setto nasale e uno sfregio.