Pubblicato il: 26/06/2013 alle 19:04
Sotto torchio per oltre quattro ore, capitan Fabrizio Miccoli, tra domande e risposte durante l'interrogatorio davanti ai magistrati di Palermo. Uscendo dagli uffici della Procura, il giocatore non ha rilasciato dichiarazioni: lo farà domani in una conferenza stampa che si terrà alle 10.30 sempre all'Hotel Excelsior dov'era programmata per oggi pomeriggio, al termine del colloquio col procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Maurizio Bonaccorso e Francesca Mazzocco.
Dieci carabinieri hanno presidiato i due ingressi del corridoio che porta alla stanza dei pubblici ministeri, impedendo ai giornalisti presenti di avvicinarsi alle stanze dei magistrati. Misure di sicurezza, hanno notato in molti, che non si era vista nemmeno in occasione di interrogatori “eccellenti” come quelli dell'ex ministro Nicola Mancino o di altri personaggi illustri che in questi anni hanno salito i gradini della Procura palermitana. Il giocatore – dopo giorni di assoluto silenzio – è giunto al Palazzo di Giustizia in magliettina chiara, jeans e scarpe da ginnastica, gli occhi celati dietro dietro occhiali scuri, assieme al suo procuratore e avvocato Francesco Caliandro, accedendo da un ingresso secondario per “dribblare” i cronisti.
Il bomber rosanero è indagato per estorsione e accesso abusivo a sistema informatico: avrebbe commissionato al suo amico Mauro Lauricella – figlio di Antonio, boss del quartiere Kalsa, detto ‘U Scintillunì, arrestato nel settembre 2011 dopo un periodo di latitanza – di riscuotere una somma di denaro dai gestori di una discoteca di Isola delle Femmine, nel Palermitano, e avrebbe inoltre convinto in titolare di un centro di telefonia a intestare alcune sim a ignari clienti per darle in uso a Lauricella proprio nel periodo in cui il padre di quest'ultimo era ricercato.
Ma sul numero 10 che per anni ha fatto sognare i tifosi palermitani e che fino al 30 giugno è sotto contratto con la squadra di Maurizio Zamparini – che ha deciso di non rinnovargli il contratto – pendono anche le infamanti affermazioni dell'attaccante, intercettate dagli investigatori quando, in compagnia di Lauricella junior, ha definito il giudice Giovanni Falcone “un fango”. Parole che hanno provocato la reazione indignata di tutti, compresi i tifosi che hanno osannato il loro campione. Malgrado tutto, nonostante la pesante sconfitta che ha fatto retrocedere il Palermo Calcio in Serie B. E oggi, quando Miccoli racconterà davanti a telecamere, microfoni e taccuini la sua verità su queste pesanti accuse mossegli dai magistrati della Dda palermitana, un gruppo di tifosi sistemerà una maglia rosanero davanti l'albero Falcone, simbolo della lotta antimafia.