Don Luigi Petralia, parroco della chiesa “Santa Lucia” interviene sul piano industriale che l'Eni ha presentato per il rilancio della Raffineria che prevede per i prossimi quattro anni investimenti per 700 milioni di euro. In particolare, il sacerdote, punta il dito contro la presenza nel sito di Gela di una vecchia centrale termoelettrica alimentata con il pet coke. Don Petralia, confessore dell'attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta, si chiede “quanti di quei fondi verranno destinati alla manutenzione degli impianti già esistenti? Mentre si parla di innovazione – spiega – si lascia in piedi la vecchia centrale termoelettrica a coke. Mi chiedo: quante centrali a coke sono in funzione in Europa? Io penso solo quella gelese”. Il prete, noto anche per le sue battaglie antimafia, analizza anche i riflessi occupazionali che avrà l'annunciato piano industriale dell'Eni. “Si perderanno – sottolinea – 300 posti di lavoro. Èvero che non ci saranno licenziamenti e i dipendenti verranno accompagnati alla pensione, ma è altrettanto vero che non ci saranno nuovi ingressi”. Poi lancia un appello alle istituzioni. “Semmai bisogna che le forze politiche, istituzionali, e in primis la Regione costringano l'Eni ad attuare politiche serie e veramente innovative che rispettino il territorio, lo sviluppo, l'occupazione, la legalità, l'ambiente, la salute e la dignità dei cittadini gelesi”.
Gela, il parroco antimafia critica il piano industriale Eni sulla Raffineria
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