Pubblicato il: 29/08/2013 alle 08:04
Dove non c'?è musica – ci ricorda Miguel de Cervantes – non può esserci nulla di cattivo. E come immaginare qualcosa di negativo a vedere “ragazzi che hanno sbagliato” scrivere canzoni hip hop, tirar fuori le parole, intonare le sonorità, diventare attori del videoclip musicale?
C?'è tutto il meglio che potevano esprimere negli otto detenuti nell'?Istituto penale minorile di Caltanissetta, unici protagonisti del progetto musicale ?”A tamburo battente”? che per i prossimi sei mesi trasformerà gli spazi della struttura carceraria in una sala di registrazione esclusivamente dedicata alla cultura hip hop, genere musicale nato nelle periferie urbane, che dà ai ragazzi la possibilità di conoscere anche gli strumenti musicali a percussione. La prima fase del progetto ha debuttato all?'Ipm. L'?iniziativa è curata dalla cooperativa calabrese ?Araba fenice? e promossa dal Centro regionale di giustizia minorile. In questo viaggio nel mondo metropolitano – ambiente sconosciuto e per questo estraneo ai ragazzi siciliani – i minorenni detenuti possono contare sull?'esperienza di un rapper milanese come Fabrizio Bruno (FOTO 1) che li ha aiutati a scrivere i testi in chiave hip-hop e che hanno avuto come tema la libertà, la famiglia, gli affetti, l?amore verso una ragazza. Brani che ieri sono stati cantati dai detenuti al pubblico mentre scorreva la clip realizzata dal nisseno Salvatore Pellegrino, mentre il musicista Sergio Zafarana – membro della band ?Trifase? – ha curato la sonorità dei testi.
“Quella vita che li ha portati qui dentro attraverso l?espressione della musica può generare spiragli di cambiamento positivo”, spiega Enzo Indorato, uno degli educatori del carcere minorile che segue giornalmente i ragazzi insieme alle colleghe Maria Mercadante (FOTO 2) e Annalisa Arcoleo. L'ennesimo progetto che rende all'avanguardia la struttura del carcere minorile diretto da Nuccia Miccichè (FOTO 3).
E che questi ragazzi abbiano davvero una energia positiva da tirare fuori, ne è convinto Fabrizio Bruno. C'?è stato subito feeling tra questo lumbard e gli otto minori reclusi.
“Hanno dimostrato di avere talento e una grande capacità di apprendimento – dice Bruno che ha già partecipato a questo progetto nel carcere minorile milanese – e certamente possono avere un futuro fuori da queste mura. Immaginavo di trovarli diffidenti e indifferenti verso il genere hip-hop a discapito del genere melodico che magari erano abituati ad ascoltare, e invece si sono mostrati curiosi e attenti”. La prova che al ritmo di hip-hop, per un teenager, è possibile individuare la strada giusta da imboccare.