Pubblicato il: 30/08/2013 alle 16:38
L'aumento indiscriminato delle tariffe idriche in provincia di Caltanissetta, schizzate verso l'alto negli ultimi 7 anni, ricade, in un momento di crisi, sulle tasche dei cittadini. Serve un intervento urgente da parte delle istituzioni (enti locali e Regione) e delle forze politiche e sociali.
Da uno studio fatto dalla Cisl, emerge che dal 2007 al 2013 l'aumento della tariffa media è stato del 63,6%. Il piano d'ambito prevedeva dal 2007 l’aumento della tariffa per il primo anno del 7,5% più l'inflazione programmata e del 5% per i successivi anni, fino al 2035. Partendo dalla tariffa iniziale di 1,25 € al metro cubo si è arrivati alla tariffa medio ponderata (Tmp) di 1,963 € a metro cubo del 2013, ancora non approvata.
Nel frattempo, secondo il sindacato, dal primo anno di gestione e fino al 2013, la Regione siciliana ha dato un contributo di circa 25 milioni di euro a Caltaqua (dei 35 previsti), per mancati ricavi, a valere sui fondi europei. In cambio, dal settimo anno di gestione, si doveva raggiungere un punto di equilibrio che consentisse una revisione delle tariffe e far pagare di meno gli utenti. Il 2013 doveva essere l'anno della svolta e invece oggi gli utenti pagano di più e i lavoratori guadagnano meno (vedasi i contratti di solidarietà) e in molti casi l'acqua non è potabile.
“La Cisl di Agrigento Caltanissetta, Enna – dice il segretario generale Emanuele Gallo – chiede un intervento coraggioso e urgente. Sono tre le alternative per trovare una soluzione che richiedono, tutte, coraggio e risolutezza. La prima proposta è quella di rescindere il contratto con Caltaqua se sussistono gravi inadempienze, facendo transitare la distribuzione dell'acqua ai comuni, garantendo i livelli occupazionali attuali. I Comuni devono verificare se effettivamente c'è inadempienza, tramite i sindaci che fanno parte dell'Ato idrico CL6, non limitandosi ad annunciare a parole di voler rescindere il contratto. La seconda alternativa – aggiunge l'esponente sindacale – è quella di mettere la gestione Caltaqua sotto la lente d'ingrandimento, intervenendo nell'Ato Idrico. Non si può più considerare la rappresentanza nell'Ato come un ruolo politico. I comuni devono farsi rappresentare da tecnici in grado di valutare la gestione dei costi operativi che condizionano le tariffe.
La terza soluzione dipende invece dall'iter disegno di legge in IV commissione all'Ars. Nella seduta della Commissione Ambiente e territorio, si è assistito all'ennesimo fallimento da parte del governo regionale, incapace di approvare un disegno di legge, rinviando tutto a Settembre. Come Ust Cisl chiediamo cosa cambierà per la provincia di Caltanissetta nella gestione dell'acqua, alla luce di un contratto che ha terziarizzato il servizio idrico per trent'anni.
La Ust Cisl non pone nessuna pregiudiziale, in quanto considera l'acqua un bene pubblico e la sola distribuzione può essere gestita eventualmente da privati. Ciò che interessa è la qualità del servizio, tariffe più eque e il rapporto cliente, cittadino e consumatore”.
Secondo la segreteria interprovinciale Cisl “più tempo si perde, più si impoveriscono le tasche dei cittadini visto che gli aumenti continueranno del 5% anche nei prossimi anni, sino ad arrivare al 2035 a cifre esorbitanti. Ecco perchè è importante avere coraggio sulle decisioni e le cose da fare. Quando partì la gestione di Caltaqua, l'obiettivo era di far pagare meno. La distribuzione dell'acqua doveva avvenire con maggiore efficienza portando alla riduzione delle tariffe. Oggi – conclude Emanuele Gallo – constatiamo che questo non è un meccanismo automatico. Lo si deve raggiungere con scelte coraggiose non più rinviabili”.