Pubblicato il: 23/06/2024 alle 08:53
È indagato da cinque anni per reati di caporalato Renzo Lovato, padre di Antonello, il 37enne che ha abbandonato il bracciante indiano Satnam Singh morto dopo aver perso un braccio in un incidente sul lavoro nella sua azienda agricola. È quanto emerge da un documento della Procura di Latina. Si tratta di un'indagine relativa a un procedimento antecedente la tragedia del 19 giugno.
Di cosa è accusato il datore di lavoro di Satnam Singh
Come riferito da La7 Renzo Lovato è accusato, in concorso, di avere sottoposto “i lavoratori, almeno sei, a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno”, corrispondendo una retribuzione inferiore a quella stabilita dal contratto nazionale. Inoltre, avrebbe violato la “normativa sull'orario di lavoro, sulla sicurezza e sull'igiene dei luoghi di lavoro”. La Procura gli contesta anche di avere sottoposto i lavoratori “a condizioni di lavoro e a situazioni alloggiative degradanti”.
L'inchiesta della Procura di Latina
I fatti contestati si riferiscono a un arco temporale che va dal novembre 2019 al maggio 2020. Lovato è indagato assieme ad altre due persone responsabili di una cooperativa agricola. L'uomo, nei giorni scorsi, dopo l'incidente di Satnam Singh, aveva detto che quest'ultimo “ha commesso una leggerezza che ha fatto male a tutti“.
La testimonianza di un lavoratore indiano a Latina
“Quello che ha fatto il proprietario dell'azienda agricola di Satnam non è giusto. In Italia gli ospedali sono sempre aperti, per tutti. Se fosse stato portato subito lì, oggi sarebbe qui con noi. E invece oggi la sua mamma e i suoi fratelli, a cui mandava i soldi da qui, stanno piangendo in India. Eppure, prima di lui era successo già a tanti altri. Questa volta, però, visto come è stato trattato dal suo datore di lavoro, il governo italiano ha alzato la voce”. È la testimonianza di Singh Amarjit, lavoratore in un'azienda di bombole di gas in provincia di Latina. Singh Amarjit è uno dei tanti di nazionalità indiana che lavorano nell'Agro Pontino, che oggi hanno partecipato alla manifestazione organizzata dalla Cgil in piazza della Libertà per Satnam Singh, conosciuto come Navi. “Satnam era uno dei tanti clandestini arrivati in Italia a piedi o in barca senza documenti. Molti di loro sono in nero, ma se messi in regola lavorano meglio, così come dovrebbe essere. È una situazione che si protrae da anni e anni. Chi ha i documenti prende 6 euro, chi è senza 3 o 4 al massimo. Dico sempre loro che se vengono trattati male devono andare subito dalla polizia o dai carabinieri per denunciare tutto. Lavorano 12 o 13 ore al giorno sotto al sole: vivono indietro di vent'anni. Meritano che i loro diritti vengano rispettati”.