Pubblicato il: 18/09/2013 alle 08:00
Tutti assolti i quattro carabinieri, fra cui il maresciallo aiutante di Caltanissetta Giuseppe Sillitti, accusati di collusione con il clan Cenicola-Riggi di Lucera, nel Foggiano. A decretare la loro innocenza con la formula piena – “perché il fatto non sussiste” – è stata la Corte d'Assise di Foggia che ieri, con la sentenza, ha chiuso il primo grado del processo nato dall'inchiesta “Reset”. Il sottufficiale dell'Arma nisseno, arrestato un anno fa, era stato incriminato insieme ai colleghi Luigi Glori, di Foggia, Michele Falco di Napoli e Giovanni Aidone di Vizzini, in provincia di Catania. Ai tempi erano tutti in servizio al Nucleo operativo della Compagnia di Lucera. Secondo la Procura di Lucera, rappresentata dal pm Alessio Marangelli che per il nisseno Sillitti chiedeva la condanna a 6 anni di reclusione, i quattro carabinieri avevano depistato le indagini sugli appartenenti al clan, passando notizie riservate oppure omettendo che alcuni commercianti riferivano di essere stati contattati dagli esattori del “pizzo” nonostante avessero indicato i loro nomi. Un impianto accusatorio che non ha retto alla valutazione dei giudici d'assise, che dopo un anno di dibattimento ha scagionato i quattro carabinieri.
Il maresciallo Sillitti aveva trascorso 23 giorni nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere prima di essere scarcerato dal Tribunale del Riesame che aveva annullato l'ordinanza di custodia cautelare, così come aveva fatto pure la Cassazione anche nei confronti degli altri tre militari dell'Arma, poi reintregrati in servizio. Giuseppe Sillitti, infatti, è tornato a indossare la divisa e attualmente presta servizio alla Compagnia Carabinieri di Foggia.
“Èla fine di un incubo, ero sicuro che la mia innocenza e quella dei miei colleghi sarebbe stata dimostrata com'era già evidente fin da subito”, ha commentato il maresciallo nisseno visibilmente commosso. “Èuna sentenza che non ci sorprende – dice l'avvocato Giacomo Grasso, legale dei quattro carabinieri assolti – frutto di un'accusa infamante quanto evanescente sostenuta con prove artefatte dalla Procura di Lucera. Ne siamo convinti da un anno, leggendo le carte. Èun riscatto sociale per il maresciallo Sillitti e i suoi colleghi che hanno lavorato a Lucera, contrastando duramente il crimine in questi anni, non favorendolo. Dopo la sentenza, ci aspettiamo che vengano riammessi in servizio a Lucera. Èstata una istruttoria avvelenata e velenosa che ha infangato quattro tutori dell'ordine e turbato la serenità delle loro famiglie”.