Pubblicato il: 19/09/2013 alle 17:24
Un lungo applauso rivolto a Caterina Chinnici ma anche al padre Rocco (ucciso dalla mafia il 29 luglio di 30 anni fa e di cui ieri è stata tratteggiata la figura attraverso la presentazione del libro intitolato “Così non si può vivere”) ha concluso l’incontro organizzato nell’aula magna del Consorzio Universitario di Caltanissetta con gli studenti nisseni.
All’’incontro (che si è tenuto nell’ambito della quarta giornata del corso di Alta Formazione Politica promosso dalla Libera Università della Politica e dal Consorzio Universitario nisseno) hanno partecipato la figlia del magistrato ucciso (oggi autorevole magistrato anche lei), il vescovo della Diocesi nissena mons. Mario Russotto, il magistrato Giovanbattista Tona, lo storico Pasquale Hamel e gli autori del libro Fabio De Pasquale ed Eleonora Iannelli che hanno letto alcuni brani del loro lavoro mentre scorrevano le immagini della strage avvenuta in via Pipitone Federico a Palermo. A fare gli onori di casa il prof. Emilio Giammusso, presidente del Consorzio Universitario nisseno e il prof. Pierluigi Matta, presidente della Libera Università della Politica e l’assessore comunale Laura Zurli che hanno rivolto un breve saluto agli intervenuti in apertura dei lavori.
Dopo che il prof. Giammusso ha ricordato le qualità umane e professionali del magistrato ucciso assieme ai due uomini della scorta, mons. Russotto ha esortato i tanti giovani presenti a non dimenticare “che la vita è una sola” per cui ciascuno deve sapere scegliere gli ideali che dovranno scandire la loro esistenza. Ed ha aggiunto: “Il futuro della società dipende da come sapremo spendere il presente. Occorre creare una catena di solidarietà: un po’ meno io e un po’ più noi”.
Il dott. Tona, nell’indicare in Rocco Chinnici il maestro a cui lui ancora oggi continua ad ispirarsi, ha ricordato le innovazione ai tradizionali metodi investigativi che seppe introdurre. “Fu un uomo normale non un eroe – ha detto – e per questo non adeguatamente apprezzato dai suoi contemporanei. Oggi invece la sua figura di magistrato competente e preparato emerge prepotentemente e rappresenta un costante punto di riferimento per tutti noi”.
Anche lo storico Hamel ha esaltato la figura di Rocco Chinnici, la sua vita esemplare, costantemente dedita al dovere. Poi, traendo spunto dall’eredità morale che Chinnici ha lasciato, ha aggiunto: “Il movimento antimafia vero e reale si costruisce parlando alla gente e con la gente dell’alternata a quel tipo di realtà che si può e si deve cambiare”.
Caterina Chinnici, sebbene emotivamente molto provata, è tornata a parlare di quel mattino in cui morì il padre: “Ero a Caltanissetta, giovane pretore e da poco sposata. Fu mio marito a rispondere alla telefonata che arrivava dalla questura di Palermo per comunicarci ciò che era accaduto. Il perdono è una scelta difficile ma possibile, ci vuole tempo e tanta forza d’animo. Mio padre era un uomo semplice, la sua vita era normale, dedita al lavoro. Sapeva trovare comunque il tempo per mia madre e per ciascuno di noi figli. D’altra parte lui diceva sempre di non avere hobby ma due passioni: la famiglia e il lavoro. Per lui la mafia era un problema sociale, culturale e per questo cambiò la metodologia investigativa fino a quel momento praticata. Diceva che la mafia costringeva il 50% dei giovani siciliani ad emigrare, m aveva fiducia nei giovani e auspicava il loro impegno sociale”.
IL prof. Giammusso ha concluso l’incontro ricordando una frase di Rocco Chinnici, ovvero: “C’è bisogno di cittadini responsabili, il rimedio alla mafia è la mobilitazione delle coscienze”.