Pubblicato il: 13/07/2024 alle 19:46
(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Non hanno responsabilità e vanno assolti. È in questa direzione che ha viaggiato la replica della difesa dopo le pesanti richieste di condanne avanzate dalla procura al processo su mafia e omicidi legato all’inchiesta dei carabinieri ribattezzata «Chimera» che ha smantellato la Stidda di Mazzarino..
Un verdetto assolutorio è stato chiesto dall’avvocato Giuseppe Dacquì nei confronti dei fratelli e Salvatore Ridolfo Nicastro, cinquantaquattrenne il primo, sessantottenne l’alto, nei confronti dei quali l’accusa ha chiesta la condanna a sette anni ciascuno e duemila euro di multa per il primo e seimila euro per il secondo. Per l’avvocato Salvatore Ridolfo l’ipotesi è di estorsione, per il fratello Rosario tentata estorsione.
L'avvocato Dacquì ha contestato punto su punto le contestazioni mosse nei confronti dei suoi assistiti dai sostituti della direzione distrettuale antimafia, Claudia Pasciuti e Davide Spina.
Per quanto riguarda il legale, Salvatore Ridolfo Nicastro, sarebbe entrato in gioco per la cessione di alcuni fondi di proprietà della Chiesa.
A su carico, al momento del blitz dei carabinieri scattato nel settembre di tre anni fa con cinquantacinque indagati, è stata disposta allora la misura interdittiva » con cui gli è stata imposta la sospensione dell’esercizio della professione per un anno. Ma poi, su istanza della difesa, è arrivata la revoca. Il colpo di spugna lo ha inferto il tribunale del riesame.
Per una vicenda, sempre legata all’acquisizione di terreni, è finito nella bufera Rosario Nicastro, al momento dell’operazione finito agli arresti domiciliari per tentata estorsione con l’aggravante di agevolare l’associazione mafiosa. Sì perché sarebbe stato tra coloro che, facendo leva sull’aspetto mafioso, avrebbero costretto un acquirente a rinunciare a comprare un terreno in contrada Castelluccio Legnuso.
Con i due fratelli sono sotto processo anche Enza Medicea, Marcello Sanfilippo, Maria Sanfilippo, Marianna Sanfilippo, 39 anni (1985), Marianna Sanfilippo, Maurizio Sanfilippo, Andrea Sanfilippo, Antonino Iannì, Bartolomeo La Placa, Bruno Berlinghieri, Calogero Sanfilippo, 48 anni (1976), Calogero Sanfilippo di 41 (1983), Calogero Sanfilippo, 33 anni (1991), Dario Iannì, Francesco Lo Cicero, Giovanni Di Pasquale, Girolamo Zuccalà, Giuseppe Sanfilippo di 45 anni (1979), Giuseppe Sanfilippo di 40 (1984), Ignazio Zuccalà, Ilenia La Placa, Michele Mazzeo, Rosangela Farchica, Rosario Ridolfo Nicastro, Salvatore Ridolfo Nicastro, Samuel Fontana, Santa Sandra Aleruzzo, Valentina Maniscalco, Vincenza Galati, Vincenzo Iannì, a carico dei quali sono state chieste pene che oscillano da un massimo di trent’anni a un minimo di quattro per le ipotesi, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni tra consumate e tentate, armi e droga aggravati dal metodo mafioso, oltre che omicidio ma non in questo troncone processuale.