Pubblicato il: 07/10/2013 alle 10:02
“Siamo preoccupati di quanto sta accadendo in Italia e per certi versi all’allarmati per la crisi istituzionale causata dall’irresponsabilità di chi vorrebbe anteporre gli interessi personali alle condizioni del Paese”. Comincia così un documento diffuso dai segretari provinciali Emanuele Gallo (Cisl), Nino Giannone (Uil) e Salvatore Pasqualetto (Uil).
“I lavoratori e i pensionati italiani, attendono che un autorevole Governo nazionale metta mani all’aumento delle pensioni minime, al rinnovo dei contratti per i lavoratori pubblici e privati e vengano ridotte le tasse sul lavoro dipendente. Siamo convinti che occorra una buona legge di stabilità che inverta le scelte recessive compiute in questi anni: non si può immaginare un’uscita dalla crisi senza puntare sul lavoro e sulla buona occupazione. Per questo serve un vero Governo del Paese, capace di compiere le scelte necessarie a rispondere alle richieste del mondo del lavoro”.
Per questi motivi Cgil, Cisl e Uil chiedono che la legge di stabilità preveda un’effettiva restituzione fiscale ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, una riduzione fiscale alle imprese collegata agli investimenti e all’ occupazione, il completo finanziamento della cassa integrazione in deroga e la definitiva soluzione al problema degli esodati e dei precari della Pubblica amministrazione, della scuola e della ricerca.
“Èessenziale – aggiungono Giannone, Gallo e Pasqualetto – che la legge di stabilità determini una riduzione del livello di tassazione, non solo in nome della giustizia fiscale, ma per la necessità di rilanciare investimenti, consumi e occupazione che non possono crescere se si accentua l’impoverimento di lavoratori e pensionati. La legge di stabilità dovrà compiere scelte di politica industriale e di investimenti, senza le quali le grandi imprese di rete fondamentali per lo sviluppo, come Telecom e Alitalia, e grandi gruppi industriali, come Finmeccanica e quelli siderurgici, perdono la loro funzione e rischiano di essere svenduti.
Infine, bisogna affrontare il nodo della spesa pubblica, abbandonando la dannosa logica dei tagli lineari e realizzare, invece, un vero riordino istituzionale e una riduzione della spesa corrente attraverso i costi standard, avviando un processo contrattuale di riorganizzazione della pubblica amministrazione. L’assenza di queste scelte e una legge di stabilità che non tiene conto delle nuove necessità, determinerebbe un ulteriore peggioramento delle condizioni dei lavoratori, dei pensionati e delle imprese e, soprattutto, una diminuzione dei livelli occupazionali. Affinché non continui quello stato di ingovernabilità del Paese che impedisce la realizzazione di tutte queste necessarie riforme, occorre che il Parlamento cambi la legge elettorale, ridando ai cittadini la possibilità di scegliere, superando la logica personalistica della politica e ricostruendo un clima di fiducia nelle istituzioni della Repubblica”.
“Il Governo Regionale – prosegue la nota della triplice sindacale – ha il dovere di avviare un percorso, pur nelle ristrettezze economiche che dia la possibilità a nuovi investimenti e rilanci l’idea che nelle nostre zone è possibile fare impresa anche con importanti iniziative, semplificando la burocrazia e rendendo appettibili le nostre aree. Un progetto di rilancio dell’imprenditoria nel centro meridionale della Sicilia e la capacità di attrarre investimenti, dovrà essere l’obiettivo primario del Governo sei vuole stabilizzare un quadro che crea allarme per le tante dismissioni a cui siamo stanchi di assistere. La questione della formazione professionale, i problemi della forestazione, le vicende del precariato, debbono essere temi che trovano un tavolo di confronto col governo della regione e in tempi brevi diano serenità alle migliaia di famiglie ch sono coinvolte nelle tantissime vertenze in atto. Nel territorio provinciale, siamo impegnati a costruire un percorso che dia slancio all’economia e possa creare realtà produttive che invertono una tendenza. Il deserto delle iniziative si deve trasformare in un luogo virtuoso dove ciascuno ritiene conveniente l’investimento. Per fare questo, è necessario essere accompagnati da una “classe dirigente” che abbia il senso delle responsabilità; una classe dirigente che della politica ne trovi ragioni di un impegno principe sul territorio, costante e determinato, tanto da portare le istanze provenienti dai diversi settori sociali, nelle aule parlamentari e riesca a trasformarle in progetto”.
In assenza di ciò, siamo pronti ad un grande sciopero generale del territorio per reclamare nuovi investimenti e iniziative che favoriscano insediamenti produttivi di attività compatibili con la realtà territoriale. Questi i temi che intendiamo affrontare in un prossimo attivo provinciale.