Pubblicato il: 18/08/2024 alle 11:52
Il guasto al pozzo di Favara di Burgio, in provincia di Agrigento, è stato riparato nella serata di ieri in 24 ore invece che nei tre giorni previsti, limitando così al minimo i disagi per le popolazione dei comuni costieri, serviti proprio dall’impianto in avaria che ha la capacità di produrre a regime 50 litri al secondo d’acqua.
Lo annuncia il dirigente generale del dipartimento regionale della Protezione civile regionale Salvo Cocina, che nell'immediatezza del guasto e valutate le possibili gravi conseguenze, aveva invitato l’ingegnere Burruano, direttore di Sicilacque, a porvi rimedio in tempi brevissimi, così come è stato fatto, approntando subito tecnici, operai e materiali e mettendo in atto rimedi urgenti per assicurare l’acqua nella zona costiera dell’Agrigentino.
Nelle prime ore successive al guasto e in attesa del ripristino, Siciliacque ha prelevato temporaneamente 20 lt/sec da tutti i serbatoi di riserva della linea Garcia-Montescuro e poi, esauriti questi, nelle ore successive da aree del trapanese ove recentemente sono stati reperiti e realizzati dalla stessa Sicilacque e da alcuni sindaci nuovi pozzi finanziati dalla Protezione civile regionale.
La notizia del ripristino della piena disponibilità d’acqua nella rete arriva dopo una corsa contro il tempo iniziata già in serata quando i tecnici di Siciliacque si sono messi al lavoro per sostituire l’elettropompa bloccata di uno dei pozzi del campo Favara di Burgio. La popolazione non ha risentito molto della riduzione di fornitura perché, oltre alla compensazione fatta, Aica è riuscita a immettere in rete acqua per ulteriori 40 lt/sec dal nuovo pozzo di Grattavoli, nel territorio di Sciacca. Si tratta di un altro dei pozzi finanziati dalla Protezione civile regionale che ha seguito costantemente l’evoluzione dell’intervento di riparazione del guasto di Favara di Burgio con lo scopo di vigilare sul rispetto dei tempi di esecuzione dei lavori.
“Questa emergenza nell’emergenza e la felice risoluzione della stessa in tempi davvero rapidi, mettendo in atto una serie di azioni tampone per limitare i disagi alle popolazioni – sottolinea Cocina – dimostra, per chi non lo avesse ancora compreso, che la ricerca e l’uso di pozzi esistenti ma abbandonati, insabbiati o guasti è la strada più efficace per fornire più acqua in tempi rapidi, uno, due mesi, per fronteggiare l’emergenza idrica. Pertanto invitiamo, ancora una volta, i sindaci che non hanno ancora provveduto, ad agire, esercitando tutti i poteri di prima autorità di Protezione civile, individuando pozzi utili e requisendoli, se occorre, al fine di acquisire sufficiente autonomia per dipendere sempre meno da Siciliacque. Inutile e sterile demandare ad altri specie se questi sono coloro, ATI e AICA, che dovevano provvedere in via ordinaria e, comunque, adesso non riescono più da soli a mitigare l’emergenza in atto. E ricordo che i comuni sono i soci, ‘padroni’, di ATI E AICA.
La Protezione civile, su indicazione del presidente della Regione Renato Schifani, assicura le risorse finanziarie necessarie e il coordinamento degli interventi con corsie preferenziali in emergenza per ottenere le autorizzazioni necessarie, grazie alla pronta disponibilità del Genio civile, dell’Asp, dell’Enel e di tutti gli enti coinvolti in questa tipologia di lavori.
“Andare avanti tutti insieme facendo ciascuno la propria parte in modo coordinato e condiviso – conclude Cocina – è il metodo di protezione civile che aiuterà molto a mitigare questa gravissima emergenza che, ricordiamo, si sviluppa su un sistema idrico già carente e poco efficiente”.