Pubblicato il: 23/08/2024 alle 09:39
Che dire delle nuvole che ineffabilmente volteggiano in questi giorni d’agosto del 2024 nel cielo sopra Caltanissetta? Di certo esse generano, concedono poca, pochissima pioggia. Queste “nuvole nissene”, queste “nuvole siciliane” mi hanno fatto tornare in mente Le nuvole, il superbo album di Fabrizio De Andrè pubblicato nel 1990. E Le Nuvole è il brano che dà il titolo all'album: un recitativo che parla in maniera poetica delle nuvole, del loro aspetto e del loro comportamento nel cielo. Il testo non è interpretato da Faber, ma da due donne anziane, che recitano accompagnate da un sottofondo sonoro intenso e sognante. Il testo fu scritto da Fabrizio De André e Mauro Pagani.
Il titolo dell'opera è ripreso dalla commedia di Aristofane, Le Nuvole – appunto. Spiegava De Andrè: «Le Nuvole, per l’aristocratico Aristofane, erano quei cattivi consiglieri che insegnavano ai giovani a contestare. Ma a parte questo e a parte il fatto che comunque Aristofane fu un grande artista, e quindi inconsapevolmente un grande innovatore egli stesso, le mie Nuvole sono invece da intendersi come quei personaggi ingombranti e incombenti nella nostra vita sociale, politica ed economica; sono tutti coloro che hanno terrore del nuovo perché il nuovo potrebbe sovvertire le loro posizioni di potere. Nella seconda parte dell’album, si muove il popolo, che quelle Nuvole subisce senza dare peraltro nessun evidente segno di protesta».
L’album si apre con un canto di cicale, lo stesso che chiuderà la prima facciata dell’album, sottolineando l’ineluttabile ciclicità di un potere che muta e che non cade mai, perché non riesce ad essere mai messo in discussione o intaccato. L’introduzione è dunque affidata a Le Nuvole, con le voci recitanti di Lalla Pisano e Maria Mereu. Aggiungeva De Andrè: «Ho scelto Lalla Pisano e Maria Mereu perché le loro voci mi sembravano in grado di rappresentare bene “la Madre Terra”, quella, appunto, che vede continuamente passare le nuvole e rimane ad aspettare che piova. È messo subito in chiaro che “si mettono lì / tra noi e il cielo”: se da una parte ci obbligano ad alzare lo sguardo per osservarle, dall’altra ci impediscono di vedere qualcosa di diverso o più alto di loro. Allora le nuvole diventano entità che decidono al di sopra di noi e a cui noi dobbiamo sottostare, ma, pur condizionando la vita di tutti, sono fatte di niente, sono solo apparenza che ci passa sopra con indifferenza e noncuranza». Ma ecco le parole che aprono l’album: «Vengono / Vanno / Ritornano / E magari si fermano tanti giorni / Che non vedi più il sole e le stelle / E ti sembra di non conoscere più / Il posto dove stai / Vanno / Vengono / Per una vera / Mille sono finte / E si mettono lì / Tra noi e il cielo / Per lasciarci soltanto una voglia di pioggia».
Che altro dire? Ogni riferimento a persone o a fatti reali è chiaramente voluto. E comunque, speriamo che piova. Speriamo e soprattutto lottiamo perché le cose cambino veramente.
Prof. Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra Sicilia