Pubblicato il: 06/12/2013 alle 08:20
E’ arrivato, inesorabile e aspettato, l’annuncio della morte di Nelson Mandela. “Si è spento in pace in compagnia della sua famiglia (ieri) intorno alle 20,50” ha detto l’attuale presidente del Sudafrica Jacob Zuma. L'uomo che con la sua lotta ha cambiato la storia del Sudafrica – e del mondo intero – era nato 95 anni fa (il 18 luglio del 1918) sulle rive di un fiume in un villaggio nel Sudafrica Orientale. E’ proprio lì che il grande uomo capisce sulla propria pelle il prezzo della libertà: a poco più di 20 anni fugge dal villaggio ribellandosi al capo tribù che lo aveva destinato a un matrimonio combinato. Inizia il suo “viaggio” lungo una vita intera durante il quale non si lascia intimorire e continua imperterrito a urlare il suo “NO” alle ingiustizie, un no che lo porterà a laurearsi in legge e poi presto in politica diventando la colonna portante dell'Anc, l'African National Congress, il partito che raccoglie gli oppositori neri al governo di Pretoria e che, grazie alla sua illuminante guida sconfiggerà l'Apartheid. Un obiettivo, questo, raggiunto solo dopo una strada lunga e dolorosa nel Sudafrica dilaniato dalla segregazione razziale che privava di diritti fondamentali la popolazione di colore.
Mandela prosegue la sua vita sempre “assetato” di giustizia e non indietreggia di fronte a nulla: nell’ottobre del 1962, arrestato e processato, viene condannato a cinque anni di lavori forzati e nel 1964 con l'accusa di sabotaggio e alto tradimento viene condannato all'ergastolo nella prigione di Robben Island. Entra in carcere a 46 anni per uscirne solo a 71; era l’11 febbraio del 1990, quando Frederik De klerk annunciò la sua liberazione in una conferenza stampa che aveva messo in preallerta il mondo intero.
Quasi 27 anni passati in cella. Sono anni, però, che non debilitano il suo spirito, anzi lo rafforzano mentre a livello internazionale cresce l'attenzione per la sua lotta e lo sdegno per la sua detenzione. Il tentativo di farlo tacere, lo fa diventare un potente simbolo, un anatema contro le ingiustizie .
Mandela, per nulla stanco, diventa presidente dell'Anc e comincia la battaglia del perdono, alla ricerca di unità nazionale. Nel 1993 riceve il premio Nobel per la Pace, nel 1994 viene eletto Presidente del Sudafrica dopo le prime storiche elezioni in cui votarono anche i neri. Si realizza così il sogno dell'uomo che dopo 3 mogli, 5 figli, 30 nipoti e innumerevoli battaglie ha cambiato la storia del suo Paese e del mondo intero.
Il Sudafrica, lo stato in cui il razzismo ha sempre trovato il conforto delle leggi consentendo alla popolazione bianca di dominare sui neri dopo Nelson Mandela ha avviato una politica di mutamenti radicali, che ha portato all’uguaglianza avulsa dal colore della pelle.
Oggi il Sudafrica, sull’onda dei cambiamenti, ammette la sua sconfitta e per i neri vittime dell’Apartheid si annunciano anni di riscatto.
Oggi il Sudafrica piange per l’uomo che ha cambiato il corso della storia e iniziato a scrivere un nuovo destino per le generazioni passate, presenti e future.