Pubblicato il: 10/09/2024 alle 09:17
La Procura della Repubblica di Gela ha disposto l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Gela, nei confronti di quattro persone, due niscemesi e due catanesi, per una tentata rapina commessa nel mese di giugno del 2023 ai danni di un anziano niscemese.
Le indagini sono state delegate al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Niscemi e sono state condotte con l’ausilio di attività d’indagine tradizionali, assunzione delle prime sommarie informazioni che hanno indirizzato le indagini, e con attività tecniche, visione ed analisi dei sistemi di video sorveglianza, intercettazioni telefoniche e tra presenti.
Grazie al lavoro svolto dagli investigatori della Polizia di Stato, che hanno analizzato scrupolosamente i tabulati telefonici, è stato possibile, cristallizzare la presenza dei due catanesi nel comune di Niscemi, già il giorno precedente la rapina, al fine di compiere un sopralluogo.
Nello specifico, il piano criminale era stato ideato dai due niscemesi, che si erano rivolti ai catanesi per la materiale esecuzione. Il giorno della rapina, alle prime ore dell’alba, i niscemesi con la propria autovettura, accompagnarono i due catanesi, insieme ad un terzo soggetto non ancora individuato, presso l’abitazione dell’ottantenne. La tentata rapina è stata materialmente eseguita da questi ultimi, dopo essersi coperti il volto per non essere riconosciuti.
I due catanesi, al momento del fatto, si trovavano in regime di semilibertà e avevano approfittato di un permesso premio.
La rapina non è riuscita grazie alla reazione dell’anziano che, nonostante l’aggressione subita e la bocca imbavagliata dal nastro adesivo, è riuscito ad urlare mettendo in fuga gli aggressori.
Nell’occasione l’anziano riportava delle ferite giudicate guaribili in giorni 10.
Il GIP di Gela ha ritenuto fondati gli elementi di prova raccolti a carico di tutti gli indagati ed ha ritenuto grave il pericolo che gli stessi potessero continuare la propria attività illecita, disponendo la custodia presso il carcere di Gela, come ha richiesto la Procura.
Le indagini giudiziarie non sono concluse e le condotte contestate agli indagati, non sono ancora definitivamente accertate.