Pubblicato il: 05/01/2014 alle 11:02
Don Dario Criscuoli con l'attore Terence Hill
L'Epifania con Papa Francesco. Non smette di sorprendere il pontefice, che risponde ai fedeli della chiesa di Sant'Alfonso Maria dè Liguori, sulla Giustiniana, che lo hanno invitato a visitare il presepe vivente allestito dai parrocchiani. Lunedì la visita in forma strettamente privata.
“Avevamo scritto al Papa e lui ha voluto essere presente a questo evento della comunità”, spiega il parroco don Dario Criscuoli, di Caltanissetta, annunciando che l'iniziativa è partita dai più giovani. E' il secondo anno che la chiesa dà vita alla rappresentazione, a cui partecipano quest'anno 200 figuranti. Papa Francesco “comprendendo che si tratta di un evento parrocchiale molto sentito a cui partecipano le famiglie del quartiere con i loro figli – continua don Dario – ci ha chiamato in seguito alla lettera manifestando la sua disponibilità a venire e partecipare a questo momento parrocchiale”. Dario Criscuoli è parroco di Sant'Alfonso dall'ottobre del 2012. La notizia della telefonata del Pontefice ovviamente ha emozionato la sua numerosa famiglia, che s'è organizzata in fretta per raggiungere la Capitale. Dario Criscuoli, infatti, dopo il fratello Sergio – cancelliere al Palazzo di Giustizia di Caltanissetta – è il secondogenito dell'avvocato Saro Criscuoli e di Maria Stella Correnti, che erano appena scesi da Roma quando sono stati avvisati dal figlio della telefonata di Bergoglio e per questo motivo hanno fatto subito un piacevolissimo dietrofront. Hanno raggiunto Roma anche  il fratello Fabio e le sorelle Emanuela ed Elisabetta, una delle quali vive a Trieste.
“Ci ha spiazzato: mi ha telefonato appena tre giorni fa e quindi abbiamo dovuto organizzare tutto in pochissimo tempo”. E' quanto ha confessato a Radio Vaticana don Dario Criscuoli, parroco della chiesa di Sant'Alfonso de' Liguori, nel quartiere romano della Giustiniana, estrema periferia nord della capitale, dove papa Francesco si recherà domani – nella solennità dell'Epifania – per una visita, annunciata come “strettamente privata”, al presepe vivente allestito dai parrocchiani.
“L’occasione – ha detto il sacerdote nisseno ai microfoni di Radio Vaticana – per invitarlo è stata proprio quella del presepe vivente, attraverso il quale stiamo coinvolgendo in parrocchia tante persone che hanno lavorato qui, ma anche tanti altri che si sono avvicinati grazie a questo coinvolgimento che li ha resi protagonisti. Devo dire che hanno risposto in maniera eccellente all’invito e si sono impegnati, soprattutto gli artigiani della parrocchia e un bravissimo architetto. Tanti falegnami, fabbri e poi giovani, bambini, ognuno ha avuto il suo ruolo: di angioletto, di pastore … e quindi ognuno ha trovato la sua collocazione nel nostro presepe vivente.
Questo è il testo dell'intervista di Radio Vaticana al sacerdote nisseno
Con che spirito vi siete preparati per accogliere il Papa?
Certamente ci ha spiazzato, perché mi ha telefonato appena tre giorni fa e quindi abbiamo dovuto organizzare tutto in pochissimo tempo. Ci stiamo preparando con una celebrazione dell’Eucarestia assieme al vescovo del settore e con un momento di preghiera e adorazione, con canti, con letture, ricordando soprattutto gli scritti del Santo Padre.
Cosa vi aspettate da questa visita che, ricordiamo, sarà in forma strettamente privata?
Un fermento sicuramente della parrocchia, ma soprattutto io al Papa, telefonicamente, dicevo che vogliamo essere confermati nella fede. Oggi, infatti, si dà per scontata la fede, ma la fede ha bisogno di un’iniziazione cristiana, ha bisogno di un cammino, ha bisogno di crescere. E si cresce nella fede all’interno di una comunità viva. Questo è il nostro desiderio. Chiaramente questo avviene dopo che è stata annunciata una Parola, il “Kerygma”, che, come dicono i Padri della Chiesa, è il “primum cristianum”. Dopo l’annuncio del “Kerygma” s’inizia a vivere all’interno di una comunità. Allora è questo lo spirito con cui stiamo vivendo questa visita. Il Papa viene a confermarci nella fede e a dirci che Cristo è risorto. E’ risorto per noi e scende nelle nostre morti, s’interessa a noi e non siamo soli. Questa è la notizia che la gente vuole ascoltare oggi. C’è oggi un attacco violentissimo contro la speranza. La gente è disperata e non trova più punti di appoggio. Allora, questo è il desiderio che nasce intanto dal mio cuore, come parroco: che la gente si senta amata da Dio e, anche se debole, si senta amata nella sua debolezza.
Quando lei ha comunicato ai suoi parrocchiani che sarebbe venuto il Papa, come hanno preso i parrocchiani questa bella notizia?
Beh, logicamente, c’è stato un urlo di gioia perché il Papa è molto amato. Chiaramente i parrocchiani, tutti quanti, non vedevano l’ora di poterlo vedere da vicino. Questa occasione, quindi, che viene data loro direttamente – la visita che si svolge nella parrocchia – è stata accolta con grande gioia ed entusiasmo.
Che frutti sperate possa dare questa visita?
I frutti sono sempre quelli della conversione. Questi sono i frutti che io mi aspetto e che ci aspettiamo tutti: che la gente conosca Cristo e inizi un cammino di riscoperta della propria debolezza e dell’amore di Dio nella propria vita.