Pubblicato il: 02/10/2024 alle 13:40
(Adnkronos) – La Cappella Pazzi, opera architettonica ineguagliabile che si affaccia sul primo chiostro del complesso monumentale della basilica di Santa Croce di Firenze, attribuita da sempre a Filippo Brunelleschi, potrebbe essere opera di Michelozzo. È quanto sostiene Marvin Trachtenberg, storico statunitense dell'architettura dell'Institute of Fine Arts della New York University. La tesi – che vede Brunelleschi come "il mito" e Michelozzo "l'autore" – viene rilanciata oggi dallo stesso Trachtemberg proprio nel Cenacolo del complesso monumentale di Santa Croce, nel corso di un una iniziativa di approfondimento e confronto scientifico promossa dall'Opera di Santa Croce, dalla New York University-Firenze e dalla rivista "Casabella" che, per prima, nel 1996-97 pubblicò gli interventi di Trachtemberg sulla Cappella Pazzi. La costruzione della Cappella iniziò nel 1442, quattro anni prima della morte di Brunelleschi, e fu completata nel 1460. Il suo modello viene considerato la Sagrestia Vecchia costruita da Brunelleschi nella chiesa fiorentina di San Lorenzo tra il 1422 e il 1429. La somiglianza con la Sagrestia Vecchia ha portato a ritenere anch'essa opera di Brunelleschi. L'attribuzione non può essere suffragata da fonti certe visto che i documenti della famiglia Pazzi andarono al rogo dopo la nota congiura contro i Medici e l'archivio di Santa Croce nell'Ottocento subì un incendio disastroso. Trachtenberg, a sostegno della sua tesi, ha preso in esame i dettagli e la logica costruttiva delle due opere. La Cappella Pazzi, sostiene nella recente pubblicazione "Cappella Pazzi. Brunelleschi il mito, Michelozzo l'autore" (Electa), "non solo varia il modello della Sagrestia Vecchia, ma lo sovverte e lo contraddice; l'antitesi stilistica tra i due edifici coinvolge ogni aspetto del progetto e dell'esecuzione". La Cappella Pazzi – secondo Trachtemberg – può dunque essere attribuita a all'emergente Michelozzo, l'artefice di non poche imprese edificatorie promosse dai Medici. "Per anni ho visitato la Cappella dei Pazzi convinto che fosse un’opera di Brunelleschi, cogliendovi chiari i segni del suo genio architettonico: schema centrale visionario, proporzione divine, perfezione dei dettagli – racconta lo studioso americano – un giorno questa mia opinione subì un contraccolpo. Dettagli chiave come capitelli angolari involuti e il sistema dei pilastri, da sempre considerati, espressioni essenziali dell’opera di Brunelleschi mi parvero invece privi della logica progettuale e della perfezione esecutiva che la contraddistingue. Al di là della somiglianza tra Sacrestia e Cappella e tenendo conto delle differenze progettuali tra i due edifici, risultò chiaro che molte cose con combaciavano e non potevano essere legittimamente fatte coincidere". —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)