Pubblicato il: 22/01/2014 alle 17:22
Potrebbe aprirsi un casus costituzionale se il Tribunale di Sorveglianza di Caltanissetta accogliesse l'eccezione una questione di legittimità costituzionale presentata dall'avvocato Giuseppe Dacquì, che difende un nisseno attualmente sottoposto alla detenzione domiciliare e al quale è stata rigettata l'ammissione alla liberazione anticipata come previsto dal cosiddetto decreto Svuota-Carceri, che ha equiparato le condanne all'ergastolo inflitte col rito abbreviato a condanne a 30 anni che consente agli imputati condannati di ottenere permessi speciali e libertà anticipate.
In particolare il penalista Giuseppe Dacquì ha evidenziato la disparità di trattamento tra il condannato detenuto in carcere ed il condannato ammesso alla detenzione domiciliare o all’affidamento in prova. “La liberazione anticipata speciale – ha rimarcato Dacquì – cioè sarebbe in contrasto con il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione”, ossia che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge.
A sostegno della propria tesi, l'avvocato Dacquì ha rilevato che la Corte Costituzionale in precedenti pronunce ha equiparato lo status del condannato detenuto in carcere con quello del condannato ammesso alle misure alternative.
Adesso la parola passa al magistrato di sorveglianza, chiamato a pronunciarsi sulla fondatezza o meno della questione della legittimità costituzionale.