Pubblicato il: 02/02/2014 alle 12:02
L'intervento di Pasqualetto (da RadioCL1)
Di miniere e dei veleni che nascondono nelle viscere del Nisseno si ritorna a parlare. L'occasione di riaprire il dibattito è arrivato dalla presentazione del libro di Angelo La Rosa “Bosco Ferito. Inchiesta su un sito minerario del centro Sicilia” edito da Salvatore Sciascia e che è stato presentato alla Camera di Commercio di Caltanissetta. Un volume-inchiesta che ha acceso il dibattito sui siti minerari abbandonati ed i relativi rischi per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
Dopo un lungo periodo di ricerche, il geologo Angelo La Rosa ha deciso di scrivere questo libro che, partendo dallo stato d’abbandono in cui versano le miniere di San Cataldo (Bosco) e Palo, offre al lettore innumerevoli spunti di riflessione e approfondimenti sui pericoli costituiti da tanti altri siti minerari abbandonati nei territori delle province di Caltanissetta, Agrigento ed Enna.
La presentazione del libro s'è svolta alla presenza di numerosi ospiti e a moderare il dibattito è stato Beniamino Tarcisio Sberna – Presidente delegato del Distretto Turistico delle Miniere – e con gli interventi di Salvatore Pasqualetto – Presidente del tavolo Unico di Regia per lo Sviluppo e la Legalità, Mario Barresi – giornalista de La Sicilia autore di un reportage sui veleni delle miniere nissene e dell'inchiesta della Procura di Caltanissetta. Sono intervenuti anche Luigi Bontà – storico del territorio, Valerio Cimino – fotografo, Pierfrancesco Rizza – Consigliere nazionale del WWF.
Il tema dei veleni nei siti minerari del territorio nisseno ma anche delle vicine province di Enna e Agrigento era già stato trattato in sede di riunione del Tavolo Unico di Regia del 28 febbraio di un anno fa e recentemente nel corso del convegno “Miniere: Problema o Risorsa? – La Salubrità è la Salute dei Cittadini” organizzato dalla Camera di Commercio di Caltanissetta, con il patrocinio della Regione Siciliana, che si è svolto a Serradifalco ad aprile dello scorso anno.
In quelle occasioni, alle quali parteciparono le autorità regionali e rappresentanti della magistratura, venne delineato il preoccupante scenario venutosi a creare dopo circa 30 anni dalla cessazione dello sfruttamento economico delle nostre miniere: molti siti sono rimasti incustoditi e utilizzati per scopi ed interessi poco chiari. Il dato allarmante più significativo è certamente l’incremento dei casi di neoplasie, attestati ufficialmente dal registro dei tumori, che hanno colpito la popolazione residente nel territorio del Vallone. L’attività investigativa della magistratura parte proprio da questa constatazione e dalla circostanza del ritrovamento di documenti comprovanti un ingente traffico in quei luoghi di rifiuti ospedalieri provenienti da vari presìdi nazionali.