Pubblicato il: 18/11/2024 alle 09:10
Prima le botte e poi costretta pure a inginocchiarsi davanti a lui per giurargli di non averlo mai tradito, togliendole pure il cellulare. E l’avrebbe pure sequestrata in casa per impedirle di uscire. In questo doloroso scenario anche offese indicibili e minacce. Ma adesso il «marito violento», spesso sotto effetto di droga durante queste sfuriate, è stato processato e condannato. Per avere reso un inferno la vita della sua convivente.
Sono cinque gli anni di carcere – a fronte dei quattro anni e quattro mesi chiesti dall’accusa – comminati a un trentatreenne nisseno, S.A.C. (del quale si omettono volutamente le generalità a tutela della parte offesa) finito sul banco degli imputati per rispondere di maltrattamenti e sequestro di persona.
Il giudice Lorena Santacroce, come chiesto dal legale di parte civile (l’avvocatessa Maria Francesca Assennato) , oltre a imporre il pagamento di una provvisionale di 2 mila euro, lo ha pure condannato a risarcire la sua ex convivente , una ragazza ventitreenne. L’entità dell’indennizzo sarà poi stabilita in un processo civile. Tra le altre pene accessorie, anche l’interdizione dai pubblici uffici per l’intera durata della pena.
Per anni, dal dicembre del 2021 fino a poco tempo addietro, le avrebbe reso la vita un incubo. Tra loro liti continue, violente, per motivazioni banali. E l’avrebbe presa a calci e schiaffi. E oltre a malmenarla anche minacce del tipo «ora ti faccio morire» o «u cori tu fazzu scoppiare», oppure «te lo giuro ti faccio soffrire…». E poi giù insulti delle peggiori specie dandole della poco di buono, ma in maniera assai più colorita, e della «cosa inutile». Un vivere quotidiano penoso, secondo la stessa procura.
Un giorno, nel maggio di due anni fa, mentre erano in auto l'avrebbe prima colpita, poi privata del telefono e, infine, costretta a inginocchiarsi per farle giurare di non averlo mai tradito. Nel luglio dello stesso anno quando la giovane aveva già deciso di chiudere quella relazione ormai tossica, l’avrebbe prima spinta contro il muro e poi presa a pugni e calci. E, sempre in quei giorni, sarebbe pure arrivato a chiuderla a chiave in una stanza per evitare che lei potesse uscire.