Pubblicato il: 05/04/2014 alle 14:18
Otto condanne per mafia e racket. S'è chiuso con questo verdetto il processo Redde rationem sulle estorsioni a commercianti e imprenditori da parte della cosca mafiosa di Caltanissetta. Nove gli imputati giudicati dalla Corte d'Appello, che ha inflitto otto condanne e confermato un'assoluzione decisa in primo grado dal giudice. Quattro anni a testa sono stati inflitti ai nisseni Giuseppe Dell'Asta e Vincenzo Ferrara, 6 anni ad Angelo Di Bella (assolto in primo grado), mentre è di 4 anni la pena per il pentito Pietro Riggio, 3 anni e 600 euro la condanna per il collaborante Carlo Alberto Ferrauto, 1 anno 6 mesi e 20 giorni a Giuseppe Giovanni Laurino, 1 anno a Francesco Ercole Iacona, e 8 mesi e 200 euro di multa a Carmelo Massimo Billizzi. I giudici d'appello hanno confermato l'assoluzione di Giuseppe Di Fazio, originario di Paternò. Gli imputati erano accusati a vario titolo di associazione mafiosa ed estorsione aggravata. La Corte inoltre ha stabilito un risarcimento alle imprese alle quali il clan avrebbe imposto la “messa a posto” o le fornitura di materiale. Un indennizzo per le imprese Aloisio, Navarra, Truscelli, Tropea, Lipani e Arena costituitesi parte civile così come un risarcimento in sede civile spetterà anche al Comune di Caltanissetta, alla Provincia regionale, all'associazione Ance e all'associazione antiracket “Rosario Livatino”.
Si chiude con questa sentenza il processo d'appello nato dall'inchiesta della Squadra Mobile scattata nel dicembre 2010 che aveva avuto ripercussioni anche sul Comune di Caltanissetta, considerato che nell'indagine erano finiti i nomi di Calogero Failla, fratello dell'allora assessore Angelo Failla, che fu assolto nel processo stralcio, e di Benedetto Campanella, il padre del vicesindaco Simona, finito sotto accusa per voto di scambio. I due esponenti politici, travolti dalle polemiche, furono costretti a dimettersi.